Pubblico e privato confusi in una guerra senza quartiere
Una saga dai contorni sinistri sta consumando quel poco di politica che ancora restava nel nostro Paese. I piani sono sovrapposti: pubblico e privato confusi in una guerra senza quartiere a chi ha avuto il "torto" di vincere le elezioni. E ciò che doveva restare in una sfera protetta diventa spazio per universali scorribande che travolgono sentimenti, pietà, affetti, perfino sogni. Pur di abbattere il Nemico adesso sappiamo tutto dei genitori, dei nonni, della zia, dell'ex-fidanzato di una ragazza napoletana scarnificata dalla brutale meccanica dell'insinuazione, dell'allusione costruita sapientemente, dell'ammiccamento all'istintività più bassa vellicata fino all'eccitazione per lanciarla contro il Corruttore Assoluto. Della politica non resta niente dopo la profanazione della dignità delle persone. Siano esse potenti come Silvio Berlusconi; siano esse indifese e spaurite come Noemi ed i suoi congiunti. Ci sarà tempo, così sperano, sbagliando, gli implacabili accusatori,per tornare alla politica dopo che il Nemico sarà stato costretto alla resa. Evento questo inevitabile, ritengono, dal momento che l'Accusato è inopinatamente intervenuto al compleanno di una diciottenne, ha organizzato qualche festicciola, può darsi si sia accompagnato a più d'una bella donna. Così la pensano i Grandi Moralisti i quali, naturalmente, si guardano bene dal consegnare alle cronache che stilano un solo appiglio di carattere giudiziario che dovrebbe mettere in difficoltà il presidente del Consiglio. È più facile abbondare nella descrizione di particolari assolutamente irrilevanti, ma quanto succulenti, per la Repubblica dei guardoni: poco male se in tal modo si offre l'opportunità per marginalizzare l'Italia da parte di chi, anche nell'Unione europea, non ci ama. Quel signorino ferrarese a cui hanno dato il compito di portare il Partito democratico alla sconfitta elettorale, crede davvero che la grande stampa britannica sia affetta da moralismo acuto e non ispirata da interessi concreti nell'accanirsi contro Berlusconi? Questi, comunque, sono dettagli. Resta il fatto che quando si ritiene che la persona non sia più centrale in un sistema, tutto diventa lecito pur di raggiungere lo scopo che, si badi bene, non sarà mai "politico". Sarà di lobby, di interessi economico-finanziari, ma non coinciderà mai con il bene comune. Perciò da questa triste e squallida storia una nazione intera rischia di rimetterci. E per quanto si possa detestare il Nemico privato, non è lecito spingersi fino alla dissoluzione della politica stessa, ovvero alla lacerazione di quel tessuto di rapporti costituzionalmente organizzati, che è il solo ambito all'interno del quale si può esprimere una dialettica democraticamente compiuta. Una società priva di politica è facile preda di convulsioni elementari dagli esiti imprevedibili. Se sul terreno dovessero restare istituzioni frantumate, ambizioni accartocciate, miserie umane fumanti chi potrebbe gioirne?