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Sinistra in ginocchio

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Chissà che alla fine, a forza di provarci, non riesca a convincerli. Certo è che Dario Franceschini deve essere veramente disperato. Da giorni non fa altro che rivolgere appelli a Idv e Udc: basta divisioni, le opposizioni si uniscano contro il «tiranno» Silvio Berlusconi. Ha cominciato domenica e non ha più smesso. Peccato che, mentre lui, forse ispirato da Gianni Morandi, si presenta in ginocchio da Antonio Di Pietro e Pier Ferdinando Casini, i due non ne vogliono proprio sapere. La scena si è ripetuta, con lo stesso identico copione, ieri. Il segretario del Pd, nell'angolo dopo lo scontro con i figli del premier, si è rivolto ai colleghi dell'opposizione. «Non è il momento per togliersi i voti a vicenda - ha spiegato -. C'è una battaglia importante per la democrazia italiana e va fatta insieme per togliere i voti alla destra». Ma l'appello non ha sortito effetti. Anzi. Antonio Di Pietro è andato ben oltre un semplice no spiegando, sul suo blog che «in questo Paese esistono un governo, un'opposizione governativa e un'opposizione alternativa a questa melassa di governo: l'Italia dei Valori». «Per capirci - ha aggiunto Tonino -, un voto al Pd e all'Udc è un voto utile e funzionale per il governo Berlusconi poiché non disturba e serve a consolidare un vago senso di democrazia con cui tenere in stato comatoso le coscienze dei cittadini». Quindi qualche cortesia nei confronti di Franceschini e Casini: «L'Udc, nella veste del suo leader, ha definito una baggianata la mozione di sfiducia. Detto da un partito che ha il suo massimo esponente Totò Cuffaro conferma che la mozione doveva farsi, ed è un bene che non abbiano aderito. Al segretario del Pd, che mi accusa di attaccare il suo partito dimenticando che ha definito voto inutile quello dato all'Idv, rispondo che per fare opposizione bisogna farla tutti i giorni, guardando i contenuti e i valori che la ispirano». Non meno duro l'attacco di Casini: «Quando si è accecati dall'odio nei confronti di qualche avversario politico si ricorre ad usare espressioni che feriscono profondamente le famiglie ed i sentimenti dei figli. Io credo che Franceschini debba chiedere scusa non solo a Berlusconi ed ai suoi figli, ma a tutti gli italiani perché questa non è la politica nuova ma nemmeno l'alternativa seria a Berlusconi e al suo governo». Insomma il povero Dario sembra destinato ad un triste futuro. In solitudine. Forse per questo decide di buttarsi sugli operai che, a sentire i sondaggi, sono pronti a votare in massa il centrodestra. «A loro voglio dire - spiega durante la registrazione della trasmissione Telecamere - che il Pd è culturalmente e politicamente dalla parte dei più deboli. Abbiamo fatto proposte, tutte bocciate dalla maggioranza, che vanno in questa direzione, come l'assegno ai disoccupati e la tassa sui ricchi, e quindi chiedo agli operai di guardare i fatti». E, in bilico sull'orlo della disperazione, Franceschini prova anche a rimediare alla gaffe con i figli del premier. «Non ho mai pensato di coinvolgere i figli di Berlusconi nello scontro politico - assicura - ma parlavo di tutti i nostri figli. Chi ha un ruolo politico deve trasmettere valori alle nuove generazioni». «L'ho detto più volte nei giorni scorsi - insiste -: non ho mai pensato di rivolgermi ai figli del premier e se si sentono offesi mi dispiace, ma la politica ha il dovere di indicare i valori e la sfida deve tornare su essi e non guardare i sondaggi e dire cose convenienti a livello elettorale, perché questa non è politica, ma una schifezza. Bisogna tornare a guardare lontano e ai valori». Idv e Udc non ne vogliono sapere. Gli operai sono ossi duri e convincerli negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale sembra proprio essere un'impresa disperata. Chissà, forse Franceschini spera di conquistare i figli di Berlusconi. In fondo cinque voti fanno sempre comodo.

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