Il Pse stila la lista: tra i 12 "indesiderabili" anche il Cav
Nick Griffin, membro del National Party inglese, è stato condannato per incitamento all'odio razziale e per aver negato l'Olocausto. Brice Hortefeux, ex ministro per l'immigrazione del premier francese Nicolas Sarkozy ha invece sostenuto che gli immigrati clandestini non sono né «onesti» né «puliti». Infine Jaime Mayor Oreja, spagnolo e membro del Ppe, si è guadagnato l'interesse dei media per essersi rifiutato di sostenere una dichiarazione contro il regime del generale Franco. Da che cosa sono accomunati? Dal fatto che corrono per il Parlamento europeo e dal fatto che il Pse li ha inseriti, insieme ad altri nove esponenti politici, in una «black list», un elenco di «dodici terribili candidati». Elenco dentro il quale i socialisti europei hanno inserito anche Silvio Berlusconi. Il quale, oltre ad essere il presidente del consiglio di un Paese fondatore della Ue, come l'Italia, è anche presidente del G8. Ma se gli altri esponenti — tra cui il ceco Hynek Fajmon che ha comparato le recenti iniziative Ue per rispondere ai cambiamenti climatici con le peggiori politiche della Cina maoista — hanno in effetti preso posizioni discutibili, Berlusconi è stato inserito perché si è presentato «capolista in tutte e cinque le circoscrizioni elettorali» anche se non ha «alcuna intenzione di essere eurodeputato in nessuna di queste regioni». E ancora, sfruttando uno dei cavalli di battaglia della sinistra italiana, il Cavaliere è accusato di controllare, insieme alla sua famiglia, parte del sistema mediatico del nostro Paese. Cosa che, secondo il Pse, gli permetterebbe di esercitare «una influenza a lungo termine sulle opinioni dei suoi concittadini con cui nessun politico contemporaneo può rivaleggiare». Insomma per la famiglia dei socialisti europei negare pubblicamente l'Olocausto o considerare i clandestini, altrettanto pubblicamente, né «onesti né puliti» equivale alla scelta di candidarsi alle elezioni europee in tutte le circoscrizioni elettorali. Cosa che più o meno hanno fatto, negli anni, tutti i leader nazionali italiani. E fa niente se Silvio Berlusconi è il presidente del consiglio italiano e gli altri sono degli illustri sconosciuti della pattuglia di eurodeputati che popola il parlamento di Strasburgo. Per il Pse stanno tutti insieme in una «selezione di candidati conservatori, liberali e di destra che rischiano di essere eletti all'Europarlamento nonostante alcuni abbiano negato l'olocausto, messo in discussione i cambiamenti climatici, espresso opinioni offensive o assurde, perfino contestato che l'Ue affronti la disoccupazione, mentre altri si candidano ma non hanno alcuna intenzione di occupare il loro seggio».