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Università, meno corsi e più qualità

Maria Stella Gelmini

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Spendere meglio e garantire agli studenti un'offerta formativa di qualità, in sintonia con le reali esigenze del mondo del lavoro e le speranze occupazionali dei nostri ragazzi. Sono questi, fin dal principio del mio mandato, gli obiettivi dell'azione di Governo per l'università. Sono stati quasi 6.000 i corsi di laurea attivi nell'ultimo anno accademico. Dietro questo numero si nascondono corsi con pochi iscritti, indirizzi duplicati e lauree brevi dal nome suggestivo, spesso capaci di moltiplicare le illusioni ma non le opportunità di trovare un impiego qualificato o almeno coerente con gli studi affrontati in precedenza. Ma la rotta è stata invertita, la riduzione degli indirizzi è appena cominciata e sarà completata entro il 2010, quando il numero dei corsi dovrà essere ridotto almeno del 20%. Intanto le università romane stanno dando il buon esempio. Il Ministero assegnerà le risorse in base alla qualità della didattica dei singoli atenei. Per questo raggiungere l'obiettivo della razionalizzazione dei corsi di laurea oggi sembra più facile, quasi a portata di mano. Ancora una volta quindi scegliamo il merito, con coraggio, per promuovere le riforme necessarie per arginare una frammentazione inutile e costosa. Premi a chi gestisce bene i soldi pubblici, meno risorse a chi spreca. Così il 7% del Fondo di finanziamento ordinario, circa 500 milioni di euro, sarà distribuito agli atenei migliori, quelli con una buona offerta formativa e una ricerca di qualità. E questa quota crescerà ancora, per arrivare al 25% del finanziamento complessivo. Perché un'offerta didattica inefficiente, ormai fuori controllo, è incompatibile con un sistema universitario snello e funzionante, capace di innescare la ripresa economica, spingere il Paese fuori dalla crisi e conquistare la fiducia delle famiglie, dei giovani e delle imprese.  

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