Sono ovunque
Suimuri, sulle pensiline degli autobus, sui cassonetti dell'immondizia. Ti spiano da ogni angolo, ammiccano. Sono i candidati "di carta" alle elezioni Europee 2009. E stanno lì, appiccicati abusivamente! «L'Europa che ci crede», titola il manifesto di Gualtieri, Milana e Violante. «Energie nuove in Europa», è lo slogan di Cioffredi. «Per l'Europa ci vuole coraggio», dice la Laurelli. E come darle torto: del resto, "ci vuole coraggio" per tappezzare ogni centimetro di Roma con i loro volti. Dall'Eur alla Nomentana, da Prati a Marconi, da Talenti al Circo Massimo. La storia non cambia. E così, con un viaggio di sedici tappe, le strade della Capitale "imbrattate" dai cartelloni elettorali abusivi si raccontano attraverso gli occhi dei romani. «É uno scempio - dice Gianni, edicolante di viale Europa, all'Eur - Non li sanno neanche attaccare bene, perché alla prima ventata volano via, in mezzo alla strada, e lì rimangono». Gli fa eco Zenab, che ha il banco di fiori a due passi da lui. «Èvero, li vedo anch'io questi ragazzetti che li attaccano. Vengono la mattina e la sera tardi. Ma poi queste cartacce si accumulano e nessuno le toglie, aggiungono solo sporcizia alla sporcizia». La pensa così anche Irina, cameriera in una tavola calda che, addirittura - racconta - è costretta a levarli lei stessa dal marciapiede, «con le mie mani, la mattina presto quando apro». «Quando si accumulano li togliamo via noi altrimenti il vento li porta fin sotto i piedi della gente che siede ai tavolini all'esterno - dice - Non se ne preoccupa nessuno, pure gli spazzini fanno finta di non vederli. Raccolgono tutto tranne quelli». Altro giro, stessa solfa. «La trovo una cosa indecorosa», dice Claudio, un passante. «Spero che almeno paghino affinché gli venga concesso di far questo alla città» - aggiunge Giuliano, un suo collega. Insomma, non solo i manifesti vengono attaccati alla meno peggio ma, spesso e volentieri, senza neanche togliere via quello che sta sotto. E così tutte le mattine. In questo modo i cartelloni diventano due, tre, quattro, anche dieci, "appiccicati" uno sopra l'altro fino a creare un grande libro. E alla prima pioggia, le pagine di questo libro si staccano e volano via, finendo davanti all'ingresso di un ristorante, di un negozio, o in mezzo alla strada, magari tra le ruote di qualche motorino che passa, o sotto le scarpe delle signore che scendono dall'autobus. «Sono stufa di tutta sta sporcizia», borbotta, infatti, una sessantenne appena scesa dal mezzo. «Io li metterei in galera tutti questi che rovinano la città», aggiunge infervorato un venditore ambulante. Ma, dicevamo, i manifesti si trovano incollati a ogni cosa e in ogni dove, a cominciare dai contenitori gialli usati per la raccolta di indumenti usati da dare in beneficenza. In particolare, in zona Talenti e in via Vittorio Emanuele, i maxi-fogli rivestono per intero le pareti delle cabine telefoniche. "Prese d'assalto" dai politici anche transenne, centraline dell'Acea, pensiline e tabelle degli autobus. «Spesso i manifesti coprono addirittura le indicazioni di orari e fermate dei bus - dice un vigilante della Trambus - La sera vedi 'sti ragazzetti che, con una scala, si arrampicano e appendono i cartelloni sulle tabelle di linea dell'Atac. Levarli sarebbe competenza dei vigili urbani, ma non lo fanno. D'altra parte - conclude - questi so politici, e fanno come je pare». E forse è vero, visto e considerato che, a seconda dei giorni e delle zone, Pd e Pdl sono una volta uno, una volta l'altro, "padroni" indiscussi della strada. La sensazione è che tra loro ci sia una specie d'accordo, del tipo "oggi ci sto io, domani tu". Altrimenti non si spiegherebbe perché, in alcuni quartieri della capitale, un giorno si vedono i manifesti di esponenti del Pd, e un altro giorno, in quella stessa zona, solo quelli del Pdl. Una cosa è certa: se ci fosse un premio come miglior attore protagonista della campagna elettorale "di carta", noi lo daremmo a David Sassoli. Sarà per quella sua faccia da bravo ragazzo, o per quegli occhi blu intenso, sta di fatto che il suo sorriso ti segue ovunque, fin dentro la metropolitana.