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Pdl, l'ultima rissa in Sicilia E Lombardo azzera la giunta

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GaetanoMineo PALERMO Scacco matto in una mossa ai suoi alleati. E così in meno di un'ora, Raffaele Lombardo, azzera la giunta (Mpa, Pdl e Udc), mettendo alla porta i suoi assessori e annunciando «un nuovo governo in 48 ore». «Non c'è dubbio che questa casa vada rasa al suolo e ricostruita», ha detto ieri il governatore della Sicilia in una conferenza stampa arrivata a ciel sereno a tal punto da annunciarla quasi un'ora prima dalla stessa convocazione dei giornalisti. «Invito tutti gli assessori a presentare le dimissioni». Intanto, in casa Pdl si continua a litigare. Ininterrottamente da settimane. E non mancano i colpi bassi che tirano i due capi-corrente l'uno all'altro: da una parte della barricata il sottosegretario al Cipe, Gianfranco Miccichè (vicino a Lombardo) e dall'altra il neo coordinatore del Pdl siciliano, Giuseppe Castiglione (in condominio con il senatore Domenico Nania) che fa parte della corrente Schifani-Alfano. Nelle ultime ore, i toni sono stati più che accesi: all'attacco di Miccichè che definisce Castiglione «farabutto», il coordinatore del Pdl replica: «Il grado di volgarità si commenta da solo». Mentre sull'azzeramento della giunta, Castiglione afferma: «Gli assessori regionali che non hanno ancora accolto l'invito del presidente della Regione Siciliana a dimettersi non si dimetteranno. Attendono di essere revocati dallo stesso Presidente». Ma il coordinatore del Pdl isolano aggiunge anche che «tutti devono fare un sforzo per parlare di programma e di agenda politica come da me sollecitato». In ogni caso, la lotta tra Micciché e Castiglione continua all'ultimo sangue. In ballo c'è la leadership del partito in Sicilia dopo le Europee. Una guerra fratricida che di certo non può che giovare a Lombardo. E così, il governatore mette il piede sull'acceleratore e tira dritto per la sua strada. Anzi, rilancia l'ipotesi, ventilata nei giorni scorsi, di un «governo istituzionale» aperto anche al Pd. «Propongo un governo con quei pezzi di partito che ci si staranno – ha detto il leader del Mpa -. Non intendo ribaltare le alleanze politiche, ma non posso considerare alleati coloro i quali, pur facendo parte della maggioranza, hanno sviluppato in Aula e fuori un'oggettiva azione di opposizione al mio governo». Inevitabili le reazioni dei leader nazionali. A partire da uno dei coordinatori del Pdl, Ignazio La Russa, ministro della Difesa, che rivolgendosi a Lombardo dice: «Lo invito a deporre per un momento l'arma propagandistica, che poi magari è anche controproducente per lui, a frenare, e ad avere l'occasione, il tempo, la disponibilità che come coordinatori del Pdl abbiamo io, Denis Verdini e Sandro Bondi, di sedersi a ragionare perché la Sicilia non è una regione che si può giocare in vista delle elezioni». Poi è la volta di Enrico La Loggia, vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera: «Credo occorra un sussulto di dignità, orgoglio e senso di responsabilità». In campo anche Gianfranco Fini che però si defila: «Sono questioni di cui non si occupa il presidente della Camera. Se ne occuperà la politica siciliana e nazionale». E l'opposizione? Apriti cielo. C'è chi tuona chiedendo le dimissioni di Lombardo come Sinistra e Libertà, ma c'è anche chi, come Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato e sfidante di Lombardo alle ultime Regionali di un anno fa, evidenzia come «l'azzeramento della giunta siciliana da parte di Raffaele Lombardo è la conferma che la maggioranza di centrodestra non sta in piedi». La soluzione di questa crisi è tutt'altro che facile. Di certo, come dicono i ben informati, sarà ancora una volta il Cavaliere a sciogliere la matassa. Ma c'è anche chi sostiene che ciò può anche non bastare. Staremo a vedere.

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