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L'opposizione si aggrappa all'ex fidanzato di Noemi

Gino Flaminio

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E adesso spunta l'ex fidanzato. Dopo i genitori, i vicini di casa, i parenti, i partecipanti alla festa di compleanno a Casoria, le amiche e i compagni di scuola, l'ultima puntata (solo per ordine cronologico) della soap opera "Noemi" vede come protagonista Gino Flaminio. Un ragazzo di 22 anni di Portici, operaio in una fabbrica, ma soprattutto fidanzato per sedici mesi (dal 28 agosto 2007 al 10 gennaio 2009) di Noemi Letizia. In una lunga intervista al quotidiano Repubblica, Gino decide di raccontare «tutta la verità» sul rapporto tra la sua ex e Silvio Berlusconi. Due intere pagine di racconto, di ricordi, di telefonate, persino di lettere tra ex fidanzatini. In sostanza, il ragazzo spiega che nel rapporto tra il premier e Noemi «i genitori di lei non c'entrano niente»: il legame «era proprio con lei...il rapporto comincia più o meno intorno all'ottobre 2008».  Un'intervista che piomba in una domenica afosa della politica italiana come un'occasione per la sinistra di puntare il dito contro il presidente del Consiglio e chiedere «la verità»; come un assist per la maggioranza che replica all'opposizione: «Vi aggrappate ai pettegolezzi». L'altro giorno, durante le interviste con alcune testate locali, lo stesso Berlusconi aveva detto che, su Noemi, la verità non è emersa. Ammettendo anche la sua forte tentazione a raccontare tutto in Parlamento, «ma devo rifletterci sopra, e comunque non lo farò adesso». A due settimane dal voto, a pochi giorni dalle elezioni. Aveva anche parlato di una strategia rispetto agli attacchi della sinistra su questa storia: «Li lascio andare avanti. E sarà un boomerang tale che si vergogneranno perdendo la stima degli elettori». Ma l'opposizione non si ferma. Anzi. Cavalca l'intervista a Gino Flaminio per tornare a chiedere al capo del governo di fare chiarezza. Dario Franceschini: «Un uomo politico ha il dovere di rispondere e il dovere di dire la verità. Non è possibile che la libera stampa continui a fargli delle domande, continui a dimostrare dove lui ha mentito e lui continui a tacere». Massimo D'Alema: «Berlusconi mente nelle vicende private come in quelle pubbliche. Questo non è accettabile. Decideranno gli italiani se a loro questo comportamento piace o no». E così via. Le confessioni del ragazzo di Portici sono arrivate sul tavolo di Palazzo Grazioli di prima mattina. Un breve consulto con alcuni collaboratori, dopodichè Berlusconi ha deciso di confermare il programma in agenda: mattinata a Roma, pomeriggio a Milano per andare all'ultima partita di Paolo Maldini. Con chi ha avuto modo di parlare con lui, il Cavaliere ha espresso indignazione per quello che considera un attacco politico al presidente del Consiglio (una campagna «indegna», «sconcia», aveva detto sabato). Allo stesso tempo però, il premier ha mostrato anche una certa serenità. Sì perché, a suo avviso, l'opposizione si affida al «gossip», raccontato tra l'altro da un solo quotidiano, perché non ha altri argomenti. Concetto espresso chiaramente dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, in replica a Franceschini: «La sinistra si aggrappa al pettegolezzo per cercare di fermare Berlusconi, ma si illude un'altra volta: gli italiani credono ai fatti del governo, non alle maldicenze dell'opposizione». Dunque, nessuna dichiarazione pubblica sul caso Noemi, dopo l'annuncio di querela all'ex fidanzato e a Repubblica da parte del padre della ragazza, Elio Letizia. Allo stadio, invece, Berlusconi ha parlato del Milan, annunciando di fatto l'addio anche a Carlo Ancelotti; e, scurissimo in volto, ha dovuto incassare, oltre alla sconfitta dei rossoneri, la contestazione tutta calcistica di alcuni gruppi di tifosi, che lo hanno invitato a spendere i suoi «milioni» per la squadra o ad andar via, dopo una presidenza ventennale. Alla fine, la consegna del silenzio sul caso Noemi è stata mantenuta. Ma il Cavaliere, raccontano i parlamentari del Pdl che lo hanno sentito, è convinto che quella che considera un'offensiva politica contro di lui proseguirà. Anzi, che sia solo all'inizio e che ci saranno colpi «ancora più bassi». Secondo il premier, un vero e proprio «accanimento» che colpirebbe ingiustamente una ragazza diciottenne («nel rapporto con lei nulla che sia meno di pulito»), e, attraverso di lui, la stessa credibilità del Paese. Sarebbero infatti le ripercussioni internazionali della vicenda in cui si sente chiamato in causa a costituire la principale preoccupazione di Berlusconi, soprattutto alla vigilia del G8 in Italia. L'opposizione, sarebbe la sua convinzione, non si rende conto dei danni che provoca al Paese, prima che al capo della maggioranza. Anche per questo, il presidente del Consiglio avrebbe confermato la decisione di tenersi lontano dalla campagna elettorale vera e propria per europee e amministrative del 6-7 giugno, con l'obiettivo di non dover «scendere al livello» delle accuse che gli vengono rivolte. D'altra parte, nel Pdl sono convinti che la vicenda Noemi non peserà sull'esito del voto e confidano sulla bontà degli ultimi sondaggi, considerati ampiamente positivi per il centrodestra.

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