Berlusconi: "Troppa gente in Parlamento"

Lo chiamano sul palco e lui rimane seduto per un lungo attimo. Quasi non se lo aspettasse. Come se fosse costretto a guadagnare il podio. Sale. Parte subito la prima battuta, racconta che la presidente di Confindustria era andata a trovarlo la sera prima a Palazzo Chigi e il commesso l'ha annunciata come «velina». Silvio Berlusconi ha appena sentito parlare di crisi e prova subito a replicare: «Certamente è importante la componente psicologica di questa crisi e ho fatto bene a cercare di infondere sempre ottimismo» perché «la fiducia è un fattore cruciale per uscire dalla crisi».  Il premier sottolinea il caso dei dipendenti pubblici che non sono assolutamente toccati dalla crisi perché non rischiano licenziamenti e non hanno avuto riduzioni di stipendio. Eppure anche loro, ha raccontato, in un recente sondaggio si sono mostrati senza alcun motivo meno propensi rispetto al passato ad effettuare acquisti, ad esempio il cambio di un'auto. «Bisogna cercare di allontanare questa paura - insiste Berlusconi - e sono addolorato quando giornali, tv e opposizione cantano la canzone del pessimismo e del catastrofismo». La Marcegaglia l'aveva esortato a fare le riforme, sfruttando la fase positiva di consenso. E lui si dice d'accordo, anche perché - sottolinea - oggi il presidente del Consiglio conta poco, «comprensibilmente dopo il fascismo hanno privilegiato il Parlamento, tutti i poteri ce li ha il Parlamento, che però è pletorico» e sarebbe pure opportuno ridurre il numero dei parlamentari, «ne basterebbero un centinaio, come nel Congresso americano», dice scherzando, tra il serio e il faceto ma quanto basta per far scattare l'applauso. Lui non molla la falsariga e insiste con il sorriso sulle labbra: «Bisognerà passare per forza per una legge di iniziativa popolare, altrimenti sarebbe come chiedere ai capponi di votare per anticipare il Natale». Un tema su cui è intervenuto il presidente della Camera Gianfranco Fini, aprendo a Montecitorio i lavori di un seminario sul ruolo del Parlamento nella transizione verso il federalismo fiscale. Fini però evita la polemica diretta e personale e sceglie una linea soft e freddamente e laicamente istituzionale: «L'iter della legge sul federalismo fiscale smentisce la tesi dell'inevitabile tramonto del ruolo del Parlamento come legislatore, della sua presunta marginalizzazione nella definizione delle leggi - spiega il presidente della Camera -. Quando riesce a operare attraverso procedure aperte, è e viene percepito dalla società come un interlocutore ineludibile, qualificato e impegnato». Più tardi Fini chiarisce meglio: «L'Assemblea di Montecitorio può essere giudicata, con i suoi 630 membri, pletorica, ma certo non può essere definita né inutile né controproducente». Secondo il principale inquilino di Montecitorio sarebbe «inaccettabile la privazione del Parlamento, in quanto espressione della sovranità popolare, delle sue essenziali funzioni di indirizzo generale, di controllo dell'operato del governo, di esercizio del potere legislativo». All'auditorium Berlusconi aveva parlato anche di magistratura accusando i pm che lo attaccano di essere di estrema sinistra: «È come far arbitrare Milan-Inter e Mourinho». D'ordinanza la solita replica dell'Anm.