Montezemolo: «Prematuro parlare del futuro delle fabbriche italiane»
Itempi per chiudere la partita Opel «non saranno lunghi», poi quando si dovrà parlare del futuro delle fabbriche italiane, «bisognerà prima vedere cosa succede». Così l'invito è quello di aspettare il verdetto sull'acquisizione della casa tedesca prima di aprire un confronto in Italia. Intanto Sergio Marchionne è sempre più convinto che il Lingotto abbia oltre il 50% di chance e spiega che, se nascerà il nuovo grande gruppo (Intesa, Unicredit e Goldman Sachs saranno advisor per lo scorporo del settore Auto), ci sarà una riduzione del 20% della capacità produttiva, che non vuol dire un analogo calo dell'occupazione. Notizie che non tranquillizzano il mondo del sindacato che è pronto sul piede di guerra, mentre il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, assicura che il governo convocherà le parti la prossima settimana. Anche dal titolare del dicastero dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, arrivano messaggio che puntano alla distensione assicurando che il governo parlerà «nei prossimi giorni con azienda e sindacati», e definisce «il più serio» il piano Fiat per Opel, di cui oggi si è discusso in Consiglio dei ministri. Alla casa torinese arriva il sostegno dei massimi vertici della Confindustria. Se la Fiat riuscirà a vincere la partita Opel «si affermerà tra i pochi grandi gruppi mondiali - sostiene la presidente Emma Marcegaglia - e sarà un ottimo risultato per tutto il Paese». Messaggio condiviso dall'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, che sottolinea: «Più siamo a supportare i grandi progetti, meglio è». Paolo Fresco, ex presidente della Fiat, giudica l'eventuale accordo con Opel «ancora più importante di quello con la Chrysler». Duri, invece, i sindacati che temono che il confronto sugli stabilimenti italiani si apra quando ormai è tutto deciso. «Sulla difesa degli stabilimenti e dell'occupazione - afferma deciso il leader della Cgil, Guglielmo Epifani - non faremo sconti a nessuno. Non ci saranno tentennamenti». «La Fiat - osserva il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - è un'azienda che ha condizioni di mercato e industriali migliori rispetto alla Chrysler e alla Opel e quindi non si vede perchè debba essere sacrificata». Infine arriva anche il commento del segretario del Pd, Dario Franceschini, che intima al governo italiano di prendere «precise garanzie che l'espansione non venga pagata dai lavoratori e dagli stabilimenti italiani». A Piazza Affari intanto il titolo del Lingotto, cresciuto nei giorni scorsi, chiude in calo del 2,01% e torna sotto gli 8 euro, ma fa leggermente meglio degli indici in un listino tinto di rosso.