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Il Pd insegue Veronica: "Silvio si crede Napoleone"

Dario Franceschini

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{{IMG_SX}}E va bene il corteggiamento. Va bene l'invito ipotetico a cena alla signora Veronica Lario ancora per un po' in Berlusconi. Va bene la donna che è «molto intelligente» e la conversazione che «sarebbe interessante». Ma affidarle le chiavi dell'opposizione così, a scatola chiusa, è veramente un po' troppo. Eppure Dario Franceschini, a corto di idee e di voti (i sondaggi continuano a dare il Pd fermo tra il 25 e il 26% che significherebbe 8 punti in meno rispetto alle politiche), ha deciso di trasformare la «signora» nel suo riferimento culturale e politico. Era stata l'astrofisica Margherita Hack, candidata alle europee nella lista comunista nata dall'incontro tra ciò che resta di Rifondazione e il Pdci, a lanciare l'allarme. «A Veronica va fatto tanto di cappello - aveva detto commentando lo strappo tra il Cav e la moglie -. Ma se è lei l'opposizione, poveri noi». Invece è proprio così. Ormai il Pd è un partito di opposizione «tendenza Veronica». Al punto che Franceschini, chiamato a commentare le ultime dichiarazioni del premier, non riesce ad andare oltre un paragone tra Berlusconi e Napoleone. «Tra 15 giorni gli italiani ci pensino mille volte prima di dare più forza e potere a chi si crede sopra la legge e la morale - spiega a margine di una commemorazione di Enrico Berlinguer alla Camera -. Ormai è chiaro che Berlusconi si crede Napoleone ma non è un signore di passaggio bensì il presidente del Consiglio ed è prudente non ridere». Alla faccia dell'originalità. Basta andarsi a rileggere la dichiarazione rilasciata dalla «signora» lo scorso 28 aprile per ritrovarvi esattamente lo stesso concetto. «Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore - aveva detto commentando la polemica sul velinismo delle liste elettori e aprendo lo scontro frontale con il premier -. Condivido, quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere». E ancora qualche giorno dopo nella sua intervista-confessione a Repubblica: «Mi sconcerta che per una strana alchimia il Paese tutto conceda e tutto giustifichi al suo imperatore». Insomma, Franceschini avrà anche dato un nome a quello sconosciuto imperatore, ma è arrivato buon ultimo. Anche perché il primo a parlare, senza citarlo, di Berlusconi-Napoleone era stato, nel marzo del 1994, niente popò di meno che l'allora segretario del Pds Achille Occhetto. Mancava poco al comizio finale della campagna elettorale per le politiche e il candidato premier della sinistra, parlando con i giornalisti, commentò: «Quando arrivi a riconoscerti in Napoleone, vengono con l'ambulanza e ti portano via...». L'ironia non gli portò molto bene visto che, dopo il voto, l'unica ad essere portata via fu proprio la «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto. Tanto per rimanere in tema, nel 2006 il quotidiano Il Foglio, propose una serie di ritratti realizzati dall'artista romano Andrea Fortina in cui il Cavaliere appariva nei panni di personaggi celebri. Tra questi Erasmo da Rotterdam, Margaret Thatcher, Luigi XIV, Solimano il Magnifico, Winston Churchill, Giustiniano I e, ovviamente, Napoleone. Tra l'altro Berlusconi non trova particolarmente offensivo l'accostamento. Anzi. Sempre nel 2006, intervenendo a Matrix durante la campagna elettorale, il Cavaliere, sfogliando l'elenco delle cose fatte dal suo governo nel quinquennio precedente, commentò ridendo: «Solo Napoleone ha fatto di più». E a Enrico Mentana che gli faceva notare come un faccia a faccia con Bonaparte fosse impossibile replicò: «Lo so, ma comunque io sono sicuramente più alto». A questo punto anche Romano Prodi non si potè esimere dal fare un commento: «È un paragone giusto se si pensa al patrimonio portato via, a quei carri trainati da buoi che trasportavano i quadri italiani». Veronica, quindi, è stata tutt'altro che orginale. Ma a Franceschini va benissimo così.

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