Alemanno e Regina, "un salto nel futuro"

Meno burocrazia, nuove tecnologie, dare una vocazione internazionale a Roma per farne il centro di un sistema di sviluppo che trascini l'intera regione e il Paese. Obiettivi da perseguire puntando su infrastrutture e investimenti privati da rilanciare anche grazie a nuovi strumenti normativi come la legge di Roma Capitale. Unione degli industriali romani (Uir) e Campidoglio uniscono le forze per far sì che Roma sia la prima città d'Italia ad uscire dalla crisi. Il sindaco Gianni Alemanno e il presidente della Uir Aurelio Regina hanno delineato i grandi progetti di sviluppo della Capitale in occasione del dibattito su «Roma Futura» organizzato da Il Tempo e dalla rivista Formiche a Palazzo Wedekind. Incalzati dalle domande del direttore Roberto Arditti hanno messo in luce i ritardi e i problemi ancora irrisolti e le eccellenze su cui puntare senza esitazione.  GRANDI PROGETTI - Il presidente degli industriali romani ha indicato nella realizzazione delle infrastrutture il volano per lo sviluppo dell'economia: «La priorità è senz'altro il completamento delle metropolitane». Ma c'è anche un altro progetto a cui Regina tiene molto: «La realizzazione della banda larga - spiega - può essere il primo motore di sviluppo. Una rete digitale di nuova generazione che vede investimenti privati di 600 milioni e che può offrire servizi migliori ai cittadini. Penso a e-government, tele-mobilità, tele-lavoro». E poi sviluppare la vocazione turistica e congressuale della città e una vera rete tra università e imprese per rendere più semplice l'accesso al lavoro. Tutti progetti condivisi dal sindaco Alemanno secondo cui la Capitale ha «potenzialità altissime». La Commissione Marzano ha illustrato i progetti su cui investire, adesso non resta che mettere nero su bianco il piano strategico per lo sviluppo. L'occasione saranno gli Stati generali convocati in autunno a cui parteciperanno oltre al Campidoglio anche esponenti della società civile, dell'economia e dei lavoratori. Ma condizione essenziale per realizzare qualsiasi progetto, ha spiegato il primo cittadino, è unire la «città visibile a quella invisibile». In altre parole «il recupero delle periferie dove il disagio sociale è alto». Il resto lo farà il mercato. Su questo Alemanno e Regina sono completamente d'accordo. Esempio citato da entrambi è la scelta definitiva di Alitalia di puntare sull'aeroporto di Fiumicino come hub internazionale. «Roma è un territorio complesso - ha detto Regina - si inserisce in un sistema che comprende appunto l'aeroporto Leonardo da Vinci , il porto di Civitavecchia in cui fanno scalo ogni anno 4,5 milioni di persone e il porto di Anzio. Oltre al futuro aeroporto di Viterbo che dovrà accogliere tutti i voli low-cost ». Una enorme mole di turisti che avrà bisogno di nuove infrastrutture ricettive e di mobilità. Non a caso Alemanno ha ricordato come il Campidoglio faccia grande affidamento sulla capacità attrattiva del secondo polo turistico che dovrà nascere tra l'Eur, Ostia e Fiumicino. E poi ci sono i poli tecnologici, i fiori all'occhiello dell'imprenditoria romana da valorizzare. BUROCRAZIA - Autorizzazioni lente, pratiche amministrative indistricabili. La burocrazia elefantiaca è da sempre il nemico numero uno per chi vuole fare impresa. Non a caso Regina ha chiesto una maggiore attenzione su questo tema da parte delle istituzioni. E Alemanno, non solo ha dato il suo pieno appoggio, ma ha indicato nella semplificazione una delle sue battaglie prioritarie: «Perché la burocrazia pesa soprattutto sulle spalle delle amministrazioni, c'è ancora troppa distanza tra le scelte politiche e la realizzazione pratica delle stesse». Un fardello che si ripercuote su tutti i processi decisionali: «È impensabile continuare con la navetta Comune-Regione-Stato. Decisioni che fanno la spola, avanti e indietro, un'inutile perdita di tempo. Una situazione insopportabile che si abbatte sulla mobilità, la valorizzazione dei beni culturali, il commercio». Concetto ripreso da Regina: «La burocrazia ancora oggi blocca tutto. Ci sono tre miliardi di fondi privati che attendono di essere liberati da una semplificazione amministrativa». Motivo per cui il presidente degli industriali ha voluto ricordare i meriti della Giunta Alemanno ma anche i nodi da sciogliere su cui non si è ancora intervenuti: «Il debito del Comune è stato consolidato. Di qui in avanti si potranno fare bilanci più equilibrati e politiche serie di sostegno agli investimenti. Ma ci sono ancora situazioni infelici come la gestione delle municipalizzate. Quella di Ama grida vendetta». E lo stesso Alemanno non nasconde inefficienze da colmare. «Penso ad esempio - ha detto - al Comune che per il posto di un bambino all'asilo nido paga tredicimila euro l'anno, tanto vale darne mille alla famiglia. Poi siamo in ritardo con la ristrutturazione della holding comunale, ma prima abbiamo dovuto salvarla». ROMA CAPITALE - Ma per uscire da questa impasse sia Alemanno che Regina concordano sulla soluzione: la legge di Roma Capitale recentemente approvata dal Parlamento. «I nuovi poteri daranno maggiore autonomia al Campidoglio. Autonomia che si tradurrà in tempi veloci e certi. Quindi minore spreco di risorse e il gettito fiscale che resterà sul territorio». Maggiori poteri in grado di velocizzare e realizzare le grandi opere per rilanciare settori decisivi: turismo, commercio e ricerca. Una legge su cui contano molto anche gli industriali, anche se Regina indica un settore che dovrebbe tornare sotto l'egida dello Stato: «L'energia deve essere gestita a livello centrale. Basterebbe questa modifica per semplificare la vita delle aziende che lavorano in questo campo». Le priorità sono state individuate. Adesso Comune e industriali sono d'accordo: il tempo delle attese è finito. «Dalla Capitale può partire un messaggio di speranza per l'intero Paese».