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Niente fiducia al decreto emendamenti ridotti

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Niente maxi-emendamento, dunque: il testo resta quello approvato il 23 aprile dal governo all'Aquila, arricchito dalle modifiche votate in commissione a Palazzo Madama. Qualche novità in extremis però è in arrivo: «Piccoli emendamenti in sede di formulazione - assicura il presidente dei senatori Renato Schifani - che non hanno carattere strategico». Ridotti all'osso intanto quelli parlamentari: il Pd ha tagliato le proposte da 300 a 42, l'Idv e l'Udc a poco più di dieci a testa e la maggioranza ha ritirato tutto il pacchetto. Una mossa che ha reso impraticabile blindare il voto, lasciando spazio ancora al confronto nel merito. Soddisfatti i Democratici: aver scongiurato la fiducia «consentirà - commenta il numero uno dei senatori del gruppo Anna Finocchiaro - l'esame delle misure che per noi sono importanti». È una «nostra vittoria», dice il senatore del Pd Giovanni Legnini. Alla fine della giornata, dunque, il governo cede e non chiede la fiducia. Ma tutto era già pronto, maxi-emendamento compreso. Il testo conteneva le modifiche approvate dalla maggioranza durante la maratona notturna in commissione Ambiente e limava alcuni capitoli.

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