Cassino tra la paura e l'ottimismo
La preoccupazione c'è. Si legge sui volti degli operai che finiscono il primo turno e tornano a casa. I timori, però, riguardano soprattutto i «colleghi» del Sud. In tempi di crisi globale nessuno è al sicuro, ma qui a Piedimonte San Germano lo spettro della disoccupazione è remoto. Malgrado la cassa integrazione, è un fantasma che grava soprattutto sulle future assunzioni, sul turn over che potrebbe risentire dell'eventuale chiusura di altre fabbriche, come quelle di Pomigliano d'Arco e Termini Imerese. Franco ha due figli, una moglie che non lavora, 1200 euro di stipendio e molta paura: «Il Governo deve intervenire - dice - anche se la crisi è mondiale, bisogna fare qualcosa». Gli fa eco Romolo, addetto al montaggio: «Pensiamo anche agli altri e speriamo che non succeda niente», spiega. Francesco resta sul «chi va là» ma spera nella 149: «Non sappiamo quando partirà la produzione dell'auto ma questo ci darà certezze per almeno altri due anni». Battista, invece, è sereno: «I sindacati ci hanno rassicurato e non siamo preoccupati», sottolinea. «E poi la fusione con Opel - aggiunge Sergio - permetterà ai modelli prodotti nel nostro stabilimento di avere maggiore visibilità internazionale». D'altra parte, la Fiat ha puntato molto su Cassino investendo in nuove attrezzature e tecnologie. Ma ciò non ha messo al riparo gli operai dagli effetti della recessione. Le «ammiraglie» della casa si vendono meno e alcune linee di produzione ne hanno risentito. «Da dicembre ormai si va avanti al ritmo di due settimane di Cig al mese - si lamenta Luciano - Per chi guadagna 1300 euro può anche andar bene, per chi prende meno diventa molto difficile». Anche i sindacati, che oggi saranno alle prese con il rinnovo triennale della Rsu, sono molto cauti nel valutare la situazione. I timori per l'occupazione si mescolano con la fiducia nella capacità produttiva d'eccellenza dello stabilimento. «Qui la Fiat ha investito milioni di euro e continua a farlo - avverte Tommaso Valente, segretario della Fismic - Nel 2008 è entrato in produzione il nuovo impianto di verniciatura ad acqua e quest'anno le presse a caldo, che saranno potenziate per arrivare a 15 in 24 mesi: il problema, semmai, è che se chiude Pomigliano, una parte dei lavoratori potrebbe essere riassorbita a Cassino, mettendo così a rischio l'occupazione futura. Ma dobbiamo prima verificare che cosa prevederà il piano industriale». Più duro il rappresentante della Fiom-Cgil: «Nessuno può stare tranquillo, perché se sono vere le voci sullo spostamento della produzione della Lancia da Piedimonte c'è da temere anche qui da noi - paventa Arcangelo Compagnoni - Non siamo preventivamente contrari all'accordo con Opel ma bisogna capire quali saranno le ricadute occupazionali. Anche i tedeschi hanno manifestato le nostre stesse perplessità riguardo ai posti di lavoro. Ricordiamoci che nel Cassinate si producono pure motori per le vetture Fiat e molta componentistica. Visto che la Opel ha gli stessi segmenti produttivi di Cassino, chi sopravviverà? E, infine, è vero che Torino ha investito su Piedimonte ma lo ha fatto anche a Pomigliano...». «Siamo ottimisti e fiduciosi ma ci chiediamo l'Italia che scotto pagherà se si firmerà l'accordo con la Germania - chiosa Mario Spigola, segretario della Cisl - Le ricadute potrebbero essere pesanti. Bisogna dire, tuttavia, che a Cassino il livello di produttività è buono, la dirigenza aziendale e anche quella sindacale piuttosto stabili, c'è un bassissimo livello di assenteismo e anche di scioperi se ne fanno pochi. Se altrove i problemi diventano presto spinosi, qui parliamo e discutiamo di tutto. E - prosegue Spigola - non vogliamo certo alzare le barricate, siamo pronti a confrontarci. Questo ha dato alla Fiat un input positivo sullo stabilimento ciociaro, nel quale Torino ha investito solo durante gli ultimi due-tre anni almeno 500 milioni di euro. In altri stabilimenti, invece, i livelli di produttività sono bassi e lo standard non è all'altezza del marchio Fiat. Noi, comunque, ci batteremo affinché anche questi siti vengano salvati. E siamo certi che, se Fiat e Governo lavoreranno insieme, si potrà trovare una soluzione soddisfacente per tutti».