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Caso Mills, Berlusconi: "Motivazioni scandalose"

Silvio Berlusconi

"La Gandus è una militante di estrema sinistra"

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{{IMG_SX}}"Aspettate qui. Saluto il presidente Barroso e torno". Quando Berlusconi pronuncia queste parole è appena terminata la conferenza stampa con il presidente della Commissione europea. Il premier invita i cronisti a non uscire dalla sala stampa, perché è "disponibile ad altre domande". È evidente da subito il suo obiettivo: commentare il fatto del giorno, la notizia rimbalzata dal tribunale milanese su tutto il Paese, e cioè la sentenza Mills. Berlusconi vuole parlare. Vuole dire agli italiani quello che pensa di una "giustizia ad orologeria", che colpisce «in modo programmato», guarda caso a due settimane da voto. Il Cavaliere vuole, in sostanza, rompere il silenzio una volta per tutte sulle tante vicende personali che, nelle ultime settimane, hanno riempito intere pagine di giornali. Ecco perché, quando rientra nella sala della scuola della Guardia di finanza, Berlusconi è un fiume in piena. Comincia a parlare e non si ferma più. Sulla sentenza Mills innanzitutto conferma quanto detto in mattinata da Milano e cioè che, presto, andrà a riferire in Parlamento. Ma non si ferma qui. Il premier comincia a scandire più volte la parola «scandalosa» riferendosi a quelle 400 pagine di motivazioni depositate in giornata. «Scandalosa e vergognosa», ripete davanti ai giornalisti. «Una mossa ad hoc per colpire il governo a due settimane del voto?», chiede una cronista. «Ne sono certo. È una sentenza contraria alla realtà, in appello sarà assolto. Questa opposizione - attacca Berlusconi - sconfitta sul piano delle cose concrete si attacca a cose di questo tipo come già fatto in passato in modo vergognoso sulle veline che non sono mai esistite». Ed è proprio su quest'ultimo punto che il premier si infuria. È indignato per come certa stampa ha trattato tutta la vicenda, facendo riferimento alla famosa festa di Noemi Letizia. Ne ha davvero per tutti, non nascondendo affatto tutta la sua rabbia e la sua indignazione per quanto scritto e riportato sulla ragazza campana e la sua famiglia. Quando l'inviato di Repubblica chiede il microfono per fare una domanda, lui lo anticipa: «Non rispondo al suo giornale. Se cambiasse atteggiamento potremmo trovare un accordo ma adesso non parlo con voi». Il giornalista ci prova ugualmente a fare la sua domanda. Ma Berlusconi non ci sta. Alza la voce, e attacca duramente: «Questo non è un attentato alla libertà di stampa. Cadete nel ridicolo quando dite che in Italia non c'è libertà e che il primo ha capacità di interferire sulla libera stampa. Scherziamo vero?». Le dieci domande di Repubblica sul rapporto tra Berlusconi e Noemi? Apriti cielo. «Con quale diritto vi occupate dei fatti familiari», tuona il premier. «Con che diritto state perseguitando una famiglia per bene? Su questo caso c'è stato un comportamento vergognoso, vergognatevi», aggiunge ripentendo ancora la percentuale del 75% dei consensi verso il capo del governo. Il pomeriggio era cominciato in modo del tutto diverso, con visita del premier insieme al presidente Barroso sulle zone più colpite dal terremoto. Onna, Paganica, il centro dell'Aquila. Lo stesso Barroso, giunto poi in conferenza stampa, ha definito la tragedia che ha colpito l'Abruzzo «di dimensioni mai viste». Confermando tutto l'aiuto possibile da parte della Commissione europea, Barroso ha precisato che se la stima dei danni sarà confermata in 10 miliardi di euro, l'Italia «riceverà 480 mln di euro provenienti dal fondo di solidarietà» mentre potrà ricorrere anche ai fondi strutturali e all'anticipo del fondo europeo di sviluppo regionale previsto nella dotazione 2007-2013. Anche sullo spostamento del G8 dalla Maddalena all'Aquila il presidente della Commissione Ue si dice d'accordo, definendola «un'ottima idea per alzare l'attenzione di tutti». La prima parte della conferenza stampa termina così, con un apparente clima di serenità, e il premier contento per le assicurazioni avute dal collega europeo. Una serenità che però dura poco. Fino a quando cioè si arriva alle dolenti note Mills. «A questo punto non sarebbe meglio farsi processare?» chiede la giornalista dell'Unità. Il premier si alza in piedi: «Non mi faccio processare da questi giudici. Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o sennò se ne va lei». Di Pietro attacca? «Mi fa orrore. È un soggetto davvero pericoloso».

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