Il Pd sfrutta l'assist dei magistrati "Ora deve rinunciare al lodo"

Ma i Democratici non esultano per la riesplosione della questione giudiziaria di Berlusconi, che costringe il Pd a giocare su un terreno che non ama, mettendo invece in secondo piano la crisi economica, tema che il partito ha messo al centro della campagna elettorale per europee e amministrative. Stamani i dirigenti del Pd hanno letto con soddisfazione la serrata critica dell'editoriale del Corriere della Sera all'inerzia di Berlusconi e Tremonti dinanzi alla crisi, tema rilanciato anche oggi da Franceschini in Piemonte. «Finalmente la grande stampa comincia ad alzare il velo», ha detto oggi Franceschini. Ma a metà mattina arrivano le motivazioni della sentenza del processo Mills: il tema del dibattito è già un altro. «Questo non aiuta noi ma Berlusconi e semmai Di Pietro», commenta a caldo Pierluigi Castagnetti. Analisi condivisa da tutti i deputati del Pd. La guerra sulle vicende giudiziarie di Berlusconi potrà essere gradita da Di Pietro e allo stesso premier che è abile ad presentarsi come «vittima» dei magistrati. Ma la crisi va in secondo piano. Dopo un fitto scambio di telefonate la linea è decisa: il Pd attaccherà, proprio per evitare di lasciare campo libero a Idv. Alla ripresa dei lavori nelle aule di Camera e Senato, Antonello Soro e Luigi Zanda prendono immediatamente la parola e chiedono al premier di rinunciare al Lodo Alfano e a farsi processare subito per eliminare «le ombre che lo riguardano». «Berlusconi - dice Franceschini - venga in Parlamento, ma a dire: «Io rinuncio ai privilegi del lodo Alfano e mi sottopongo a un giudizio come tutti i normali cittadinì». Il segretario del Pd attacca proprio «lo scudo» che Berlusconi volle come primo atto della legislatura. «È stata fatta apposta per sottrarre Berlusconi al giudizio a cui sono sottoposti tutti gli italiani»; parole rilanciate dal responsabile giustizia del Pd, Lanfranco Tenaglia e dalla capogruppo in commissione, Donatella Ferranti: due esponenti moderati del Pd, anch'essi all'attacco come tutto il partito. Anche Massimo D'Alema attacca: «Silvio Berlusconi? Non capisco perché venga in Parlamento. Penso che il presidente del Consiglio dovrebbe andare in tribunale e accettare di essere processato, per chiarire di fronte a un giudice le accuse che gli vengono rivolte in questa sentenza. Alle accuse si risponde in tribunale, non in un parlamento in parte nominato da lui». Che i Democrats non saranno teneri col premier nei prossimi giorni si capisce dalle parole di Rosy Bindi: «Ci sono troppe ombre nella vita del Premier, accuse gravissime e imbarazzanti delle quali deve rispondere in sede giudiziaria e politica».