La sinistra è troppo debole, gli estremisti rialzano la testa
Cosa succederà? Il giorno dopo la contestazione dei Cobas al segretario della Fiom Gianni Rinaldini, politica e sindacati si interrogano. I fischi, gli spintoni, il leader dei metalmeccanici che cade dal palco, hanno richiamato alla mente immagini di una passato non troppo lontano Immagini di quel 17 febbraio 1977 quando il leader della Cgil Luciano Lama venne cacciato dall'università La Sapienza. Fu l'avvio di una stagione di violenza che trasformò il '77 nell'«anno terribile» della nostra storia. Certo i tempi sono cambiati ma, dopo la contestazione, in molti si domandano se quel malessere sfociato nella rabbia dei Cobas possa essere l'inizio di qualcosa di più grave e terribile. Il ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli non ha dubbi. «Chi semina vento raccoglie tempesta» dice ricordando «gli attacchi che abbiamo subito nel corso degli anni nelle nostre manifestazioni o dalle nostre sedi da parte della sinistra». In ogni caso l'esponente del Carroccio è preoccupato perché «le frange estreme non si sentono più rappresentate da chi fino a ieri le capeggiava». «Un brutto segnale - continua - che fa temere pericolosi rigurgiti o peggio ancora il nascere di germogli di neobrigatismi, che fino a ieri sembravano emarginati, schiacciati o spersi». Un'analisi molto simile a quella del governatore pugliese Nichi Vendola. «Questi improvvisi accessi di violenza - riflette - contengono un'indicazione molto precisa: il vuoto di sinistra, il deficit di sinistra nel Paese. La debolezza della sinistra è un problema particolarmente serio, perché manca nella politica l'autorevolezza di chi possa costruire una rappresentazione credibile della sofferenza, delle aspirazioni del mondo del lavoro. Se la sinistra, le sinistre, non si pongono il problema che chiusi in un recinto identitario non si è in grado di affrontare questa sfida enorme, temo che episodi come quelli di Napoli e Torino siano destinati a ripetersi». Insomma, l'allarme c'è. Soprattutto perché le frange più estreme, per ora minoritarie, sono ormai fuori controllo. La sinistra, troppo impegnata ad attaccare Berlusconi, non riesce più ad intercettare la loro rabbia. E non è un caso che, nonostante il clima di tensione, la reazione del Pd si limiti al solito coro di protesta nei confronti del governo. «L'unico modo per prevenire le tensioni sociali - spiega il segretario Dario Franceschini - è intervenire con misure concrete e efficaci è un dovere di chi governa, soprattutto di chi governa. Noi pur essendo all'opposizione, stiamo presentando proposte concrete esattamente per aiutare le persone e prevenire ogni fora di contrasto sociale». In ogni caso Franceschini è tranquillo: «Mi pare che gli italiani abbiano molto la testa sulle spalle. Ci sono categorie di persone che chiedono di non essere dimenticate, di essere sostenute dallo Stato. Esattamente quello che noi stiamo chiedendo». E tutto sommato tranquillo è anche il leader della Cgil Gugliemo Epifani che bolla la contestazione a Rinaldini come «l'ennesima prova di quanto sia sgangherato un certo modo di fare estremismo». Anche se subito lancia l'allarme sul conflitto sociale che «si può aggravare, soprattutto se non si fa nulla». Analisi condivisa dal leader Cisl Raffaele Bonanni e dallo stesso Rinaldini che poi si rivolge a governo e Fiat: «Se pensano di chiudere stabilimenti creano una situazione esplosiva di cui si assumeranno la responsabilita». Ma il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola rassicura: «Con la Fiat che cresce all'estero, verrà mantenuta la centralità italiana e i cinque stabilimenti che ha nel nostro Paese e che fanno proliferare l'indotto Fiat. Questo è l'impegno con cui siamo partiti al momento degli importanti provvedimenti presi per rilanciare con degli incentivi il settore auto e che la Fiat saprà mantenere». Nic. Imb.