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Fini: "No a leggi orientate dalla fede"

Gianfranco Fini

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L'occasione stavolta la offre un incontro con gli studenti sulla Costituzione. Gianfranco Fini è a Monopoli, in provincia di Bari, quando spiega in maniera chiara: «Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso». «Il dibattito sulla bioetica - aggiunge - è complesso e mi auguro che venga affrontato senza gli eccessi propagandistici che ci sono stati da entrambe le parti perchè queste sono questioni nelle quali il dubbio prevale sulle certezze». Il riferimento alla legge sul testamento biologico appare non proprio del tutto casuale. Il testo, infatti, dopo essere stato approvato al Senato è tornato da poco più di un mese alla Camera e attende di essere messo in calendario. E anche stavolta, come già era accaduto a inizio aprile in occasione della legge sulla procreazione assistita, l'Udc alza la voce: «Fini compie il peggiore attacco laicista della storia repubblicana; la fede cristiana non dovrebbe informare il comportamento e le idee dei deputati? Siamo alla vergognosa e inaccettabile discriminazione dei credenti, come ai tempi dei totalitarismi neri del '900», protesta Luca Volontè, deputato casiniano. «Il presidente della Camera - aggiunge Volontè - passa dal politically correct alla discriminazione religiosa. Fini vorrebbe favorire il dibattito e le leggi solo nel caso in cui i credenti non abbiano dato il loro contributo. È un attacco alla libertà e alla dignità della Chiesa. Un attacco indegno e insopportabile - conclude Volontè - in una parola, antidemocratico». Il vicepresidente della Camera, il cattolico Maurizio Lupi, attacca: ««Sono stupito dalle dichiarazioni del presidente Fini. Non capisco la sua preoccupazione quando parla della necessità di evitare "leggi orientate da preconcetti religiosi", so però che la nostra Carta costituzionale è il frutto dell'incontro delle grandi tradizioni che hanno fatto la storia del Paese». «E so che tra queste, la tradizione cristiana, ispirata alla dottrina sociale della Chiesa - aggiunge Lupi - ha giocato un ruolo di primo piano. Se il presidente Fini pensa che certi valori rappresentino dei "preconcetti religiosi" sbaglia e si pone su un piano di scontro ideologico molto lontano dalla laicità positiva da lui stesso evocata». Dal Vaticano la replica è affidata a monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita: la Chiesa cattolica non ha mai pensato di imporre al Parlamento italiano «precetti religiosi», ma «non tacerà sui temi di bioetica, che riguardano i diritti umani, i dettami costituzionali, la stessa razionalità umana e il bene comune». Non si tratta di precetti religiosi, insiste il vescovo, ma «di argomenti basati sulla ragione e il diritto: il fatto che vengano portanti avanti dal clero o da organismi cattolici non deve consentire a nessuno di considerarli come prodotto di una razionalità minore». Esultano i laici. Dal Pri di Francesco Nucara all'Italia dei Valori con Donadi. Il vicecapogruppo del Pdl Gaetano Quagliariello prova a metterci una pezza: «Pur essendo scontate in linea di principio, le affermazioni del presidente Fini potrebbero indurre a equivoci se riferite alla realtà dei fatti. La verità - prosegue - è che sui temi di biopolitica, dall'eutanasia alle coppie di fatto, dal matrimonio omosessuale al testamento biologico fino a progetti che rasentano l'eugenetica, in Italia come nel resto d'Europa la volontà di legiferare nasce sempre da una sola parte o dall'azione delle sue appendici giudiziarie. E questa parte è la parte di chi ritiene che la libertà non si eserciti attraverso la responsabilità individuale, ma mediante l'affermazione di diritti che generano altri diritti e la loro trasformazione in leggi dello Stato. È questo il vero Stato etico che si rischia». La polemica è appena iniziata. Fini, anche se stavolta appare essere andato anche un po' oltre rispetto alle precedenti dichiarazioni, non intende fare marcia indietro. Anzi.

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