L'Ocse: salari italiani troppo leggeri
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Gli italiani già lo sanno per esperienza diretta che il potere d'acquisto delle loro buste paga non consente alla maggiore parte di loro quello che volgarmente è detto «lo scialo». Ieri alla verifica empirica si è aggiunta anche la certificazione dell'Ocse, l'Organizzazione per la coperazione e lo sviluppo economico, che rappresenta le 30 economie più industrializzate del mondo. Ebbene i dati confermano che l'Italia, con un salario medio annuo netto di 21.374 dollari si colloca al 23esimo posto. Davanti, in termini di salari, ci sono non solo Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti, Germania, Francia ma tutti i Paesi europei, fatta eccezione del Portogallo e dei paesi dell'Europa allargata. Mediamente dunque il salario medio di un italiano non arriva a 16.000 euro l'anno, poco più di 1.300 euro al mese. I dati sono contenuti nel Rapporto dell'Ocse sulla tassazione dei salari, aggiornato al 2008 e appena pubblicato dall'organizzazione che ha sede a Parigi. La posizione infelice non è una novità. Anche lo scorso anno il Belpaese era infatti al ventitreesimo posto, considerati gli stessi parametri di confronto. Che dimostrano che gli italiani nel 2008 hanno guadagnato mediamente il 17% in meno della media Ocse. E salari sono penalizzati anche se il raffronto viene fatto con la Ue a 15 (27.793 di media) e con la Ue a 19 (24.552). I dati si riferiscono al salario netto medio di un lavoratore single senza carichi di famiglia. È espresso in dollari e a parità di potere d'acquisto, includendo cioè la dinamica dei prezzi interna a ciascun Paese. L'Italia riesce a scalare una posizione, e collocarsi dunque al 22esimo posto se si considera il salario al lordo. A pesare negativamente sulle buste paga degli italiani è anche il cuneo fiscale, che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore. Il peso di tasse e contributi, sempre per un lavoratore dal salario medio, single senza carichi di famiglia, è del 46,5%. In questa classifica l'Italia risulta infatti al sesto posto tra i trenta paesi Ocse. Più leggero è il drenaggio di imposte e versamenti contributivi se si esamina il caso di un lavoratore, sempre con un salario medio ma sposato e con due figli a carico. In questo caso il cuneo e al 36% e l'Italia scivola qualche posizione sotto collocandosi all'undicesimo posto nell'Ocse (partendo sempre dai Paesi dove massimo è il peso fiscale sulle buste paga). La crisi economica tocca tutti ma gli italiani sembrano già partire in svantaggio con una differenza salariale rispetto ai lavoratori di altri Paesi. Tornando alla classifica sui salari, infatti, facendo un pò di conti, un italiano in un anno guadagna mediamente il 44% in meno di un inglese, il 32% in meno di un irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 18% in meno di un francese. Solo sette i Paesi con salari inferiori: Portogallo, Repubblica Ceca, Turchia, Polonia, Repubblica Slovacca, Ungheria e Messico, fanalino di coda e unico Paese nell'Ocse, quello americano, dove il salario netto annuale non arriva neanche a 10.000 dollari l'anno. Per il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini «i dati non sorprendono e serve una riforma fiscale». Sulla stessa linea d'onda l'associazione dei consumatori Codacons: «sui salari degli italiani pesa il caro-vita e per questo è necessaria «una detassazione degli stipendi». Per il responsabile economico del Pd Cesare Damiano «i dati Ocse dimostrano quanto sarebbe necessario un intervento del governo» mentre Daniele Capezzone del Pdl rileva: »Il governo Berlusconi sta facendo i conti con una fase delicata a livello internazionale, e, ciononostante, non ha messo le mani nelle tasche degli italiani».