È un Pinotto senza Gianni, libero, perciò, essendo privo di richiami alla razionalità, di spaziare nei luoghi dell'effimero, dell'assurdo, del non-senso.
Dario,come certi giornalisti i quali declamano o scrivono sempre lo stesso pezzo, s'è fossilizzato nel monologo ad personam, cioè nella tirata antiberlusconiana. Non ci fa gran figura, benché il tormentone di lotta e di salotto un pregio ce l'abbia: distrae dalle cose serie della vita, alienandoci nel regno della pura irresponsabilità. Di contro a Berlusconi, intento a comunicarci i nodi, gli scogli e le soluzioni, Franceschini non parla dei problemi degli italiani, giammai dell'Italia, considerata e trattata, alla Metternich, come «semplice entità geografica». Non gli interessa niente di niente, ossessionato, com'è, soltanto dall'invettiva contro il Premier. Quest'ultimo esorta all'ottimismo e Dario, di rimbalzo, afferma che non è roba che si mangia a cena, portando in tavola l'antropofagìa di sempre: gnocchetti di Cavaliere a cacio e pepe. Silvio ci informa sulle derive socioeconomiche della Nazione, inviando messaggi e consigli; Dario ci relaziona, ogni dì, sulla quotidianità di Berlusconi. Ieri, non è andato di corpo: il suo comportamento offende la Costituzione? Cui prodest? Che c'è dietro? Perché non risponde alle precise domande sulla stipsi? Baffone citava maniacalmente Trockij dieci volte al giorno, accusandolo di tutto, financo d'avvelenare i poppatoi sovietici; tuttavia, la domenica, spossato da una settimana di duro lavoro stragista, non nominava mai Lev Davidovi? Bronštejn. Dario no, anche nelle festività comandate indossa la tutina alla kriptonite per fargliela pagare a SuperSilvio. In famiglia gli dicono: Debenedetto ragazzino, falla finita, matura, metti la testa a posto e scordati il Cavaliere. E lui niente. Se perde il rubinetto del bagno, non lo ripara e non chiama l'idraulico, bensì sbertuccia e bestemmia San Berlusca da Arcore, cosicché anche i suoi cari, avendone le scatole piene, hanno deciso di votare Pdl. Del resto, di null'altro discetta, né del Pd e tantomeno, pur dicendosi ragazzo di sagrestia, di Dio, Patria e Famiglia. Franceschini, io lo amo più di Enzo Cannavale, perché è il deuteragonista perfetto del teatrino dell'assurdo: vede il protagonista che s'affanna a spegnere l'incendio della casa comune e lui, Dario, aspramente lo rimprovera, perché l'acqua andrebbe presa dalle case dei ricchi e redistribuita agli assetati, a condizione che siano poveri, pregiudicati e clandestini. Stando a cotanto modo di ragionare, Berlusconi, insomma, spegnendo il fuoco, farebbe l'interesse dei capitalisti, danno ai poveracci e spreco d'acqua. Franceschini, come il caro e rimpianto Bombolo, non ci fa. È proprio così. Giancarlo Lehner deputato Pdl