La pretesa delle donne Pd: elette solo perché gentil sesso
Aprescindere. Così scriveva ieri la senatrice del Pd su «l'Unità» e su «Europa»: «È allarme preferenze nel Pd per le elezioni europee: l'indicazione deve essere che almeno una delle tre vada a una donna, come stabilito da un ordine del giorno approvato dalla direzione del partito». La domanda è: perché? Per quale motivo un elettore dovrebbe scegliere sempre e comunque una donna fra le tre preferenze? E se, a suo insindacabile giudizio, il nome presente in lista non fosse comunque il più adatto a ricoprire l'incarico di eurodeputato? Vittoria Franco continua così: «Le elettrici devono sapere che il Pd rischia di non portare donne al parlamento europeo. Abbiamo candidato il 40 per cento di donne, ma per essere eletti a Bruxelles ci vogliono molte decine di migliaia di preferenze». Ma questo è il pregio (o il difetto, dipende dai punti di vista) delle preferenze. Sistema che, tra l'altro, il Pd ha sempre difeso. Ognuno fa la sua corsa e vince chi riesce a convincere più elettori a votarlo. Insomma deve fare la propria campagna elettorale. Nella quale ci può essere un candidato donna che ha un patrimonio alle spalle da poter investire in cartelloni, convegni, pubblicità, e un candidato uomo che deve invece fare i salti mortali per farsi «vedere». Dunque, perché bisognerebbe votare una donna a prescindere? A occhi chiusi? «La direzione del Pd — prosegue Vittoria Franco — ha approvato un ordine del giorno secondo il quale le segreterie regionali del Partito avrebbero dovuto dare l'indicazione di esprimere almeno una preferenza a favore di una donna. Invece succede che i candidati hanno paura di non essere eletti e dunque stanno facendo accordi per una campagna elettorale solo al maschile. Molto spesso l'accordo riguarda un nome solo, secco, quello di un uomo». Una scelta che non si capisce che vantaggio porti. Ogni candidato corre per sé e non ha interesse a sostenere un altro. Uomo o donna che sia. Ci sono moltissime deputate europee italiane che da anni vengono elette a Strasburgo senza bisogno di entrare in «riserve protette». Per fare qualche esempio Patrizia Toia, Pasqualina Napolitano per il centrosinistra, Roberta Angelilli, Cristiana Muscardini per il centrodestra. Senza accordi e spinte in virtù del fatto di essere donne. Ma semplicemente perché sono brave.