Fiat, Caporetto del sindacato
L'ipotesi di un ridimensionamento degli stabilimenti in Italia pende come una spada di Damocle sull'operazione Fiat-Opel. Le parole dell'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne (si è detto disponibile a un incontro) non sono riuscite a rassicurare i metalmeccanici che ieri sono arrivati in quindicimila da tutta Italia a Torino per chiedere garanzie sul futuro delle fabbriche italiane e dei posti di lavoro. La tensione era alta e ha fatto riemergere le divisioni all'interno del fronte sindacale. La manifestazione è finita tra i tafferugli provocati dai Cobas che hanno contestato e aggredito i leader della Fim e della Fiom. Quando ha preso la parola, il segretario dalla Fim, Beppe Farina, è stato sommerso da una selva di fischi e urla «Venduto», «Vergogna» e «Stai zitto». I contestatori poi hanno raggiunto il palco salendoci sopra. È stato in quel momento che il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini ha cominciato il suo comizio. I Cobas si sono fatti avanti a spintoni, Rinaldini viene strattonato e tirato giù dal palco, ma riesce comunque a concludere il suo intervento. Viene colpito con una cinghiata anche il segretario generale della Uilm piemontese, Maurizio Peverati. Un rappresentante dei Cobas prende la parola e improvvisa un intervento ma viene fatto il vuoto attorno a lui. I leader confederali lasciano il Lingotto e si allontanano anche i lavoratori. Il corteo si era aperto con un lungo striscione, «Da Nord a Sud la Fiat cresce solo con noi» e dietro, a sfilare, i lavoratori di Pomigliano e di Termini Imerese, i due stabilimenti a rischio. Poi numerosi gonfaloni, tra i quali quelli della città e della Provincia di Torino e di molti Comuni del Sud. I lavoratori di Pomigliano indossavano una maglietta bianca con la scritta «Pomigliano non si tocca». Il livello della preoccupazione è indicato dal fatto che è la prima volta, nella storia del gruppo Fiat, che si svolge una manifestazione nazionale il sabato mattina a Torino. Rilevante la partecipazione dei lavoratori delle aziende dell'indotto auto in crisi: delle 2.300 fabbriche in crisi mille sono in Piemonte, molte in gravi difficoltà. Quindi mai come in questo momento l'unità del fronte sindacale è indispensabile. Tant'è che i tafferugli provocati dai Cobas hanno suscitato la condanna delle diverse sigle sindacali consapevoli della difficile situazione e che la lotta per salvare i posti di lavoro è solo alle prime battute. Rinaldini ha annunciato il blocco degli straordinari e di ogni forma di flessibilità mentre il numero uno della Fim, Giuseppe Farina, accusa i vertici della Fiat di ignorare il sindacato:«è ridicolo che la Fiat discuta con il governo statunitense e con quello tedesco e con i sindacati di quei Paesi, ma non dica nulla in Italia». Eros Panicali, responsabile nazionale del settore Auto per la Uilm, vuole che il tavolo sia presso la presidenza del Consiglio, mentre il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, accusa il governo «totalmente assente sia nei riguardi della Fiat sia di qualunque idea attiva di politica industriale». Contro l'azione dei Cobas è un coro unanime di condanna da parte della politica. Maurizio Lupi vice presidente della Camera parla di «gravissima aggressione» a Rinaldini mentre per il sindaco di Torino Sergio Chiamparino si tratta di «un bruttissimo episodio».