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Una forza politica può e talvolta deve fare delle scelte coraggiose nell'interesse del Paese e non necessariamente pensare al consenso immediato.

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Equesta invece sembra essere la malattia antica della sinistra italiana. Un male figlio della aristocratica presunzione culturale per cui il popolo non sarebbe da ascoltare, ma da educare e da guidare. Altrimenti che senso avrebbero le prese di posizione sull'immigrazione o sull'ordine pubblico? La verita è che c'è una parte politica che discende direttamente dal Pci e conserva questo costume. Con gli intellettuali e le loro teorie più ascoltate di quelle della gente, dei propri elettori. Orecchie attente alle frange più rumorose e distratte nel capire gli umori di chi vive nelle periferie delle città. Di chi deve affrontare i problemi di ogni giorno. Di chi non frequenta salotti, non gira costantemente anche in estate con il foulard al collo con la camicia aperta. Di chi vorrebbe la rivoluzione, ma per osservarla dalla terrazza per paura di farsi male. Ricordate la famosa marcia dei 40 mila a Torino? Erano tutti reazionari? O non c'erano anche elettori di sinistra stanchi di un'occupazione, quella della Fiat, decisa da una minoranza ansiosa di ripetere le gesta di cui parlava Gramsci negli anni '20? Dimenticando però di leggere gli articoli successivi quando parlava della sconfitta. Più recentemente sulla spinta dei Verdi l'opposizione alle grandi opere, ai tentativi di modernizzare il Paese. Parcheggi, strade, autostrade, alta velocità tutte parole tabù. Così la Pontina non può essere rifatta per paura di danni ambientali. Ma alla popolazione, ai morti in incidenti stradale chi pensa? E arriviamo al tema in discussione in questi giorni. L'esigenza di maggior ordine e sicurezza non viene soprattutto dalla parte più debole della popolazione? Da anziani, ma anche da chi non vive in quartieri bene, magari anche ben protetti? Non viene da quel popolo che si vuole rappresentare e difendere? Chiedere maggiore sicurezza è una richiesta fascista? Siamo seri, non è così. È un'esigenza avvertita, a cui una forza politica deve saper dare delle risposte. A questo si lega il tema dell'immigrazione. Per alcune anime belle il nostro Paese dovrebbe essere un grande centro d'accoglienza. Tutti dentro. Eppoi? Mano d'opera a basso costo. Immigrati che rischiano di sostituire i lavoratori italiani. Non i manager o i professori universitari, ma braccianti e operai. Non sarà un caso se gli episodi di maggior tensione siano avvenuti proprio nelle zone più povere del Paese. Se gli insediamenti degli immigrati, quasi sempre nel degrado, vengono realizzati nei quartieri periferici non tra palazzine di lusso. L'esigenza di mettere ordine, di limitare o meglio controllare i flussi è sentita dagli elettori del Pd nello stesso modo con cui è sentita da chi ha votato per il Pdl. È questo il punto. Dare risposte al Paese. Rispettare i propri elettori. Essere in sintonia con loro. E questo si fa ascoltando i cittadini. Ha ragione Bossi quando dice che lui parla con il popolo. Il successo della Lega, a prescindere da posizioni non sempre condivisibili, sta qui. Sta nel saper capire gli umori dei cittadini. E questa è la ragione anche dello straordinario successo di Berlusconi capace di rappresentare una parte consistente di italiani. Nel dare prova, a Napoli per i rifiuti e in Abruzzo nel dopo terremoto, di sapere cosa fare e come rispondere alle esigenze delle persone. Ed è questo il limite della sinistra storica e oggi, ancor di più del Pd, che vuole far politica senza capire che Paese vuole guidare. Lontano, troppo lontano dalla vita di tutti i giorni anche dei propri potenziali elettori. E le prossime elezioni non faranno che confermare questo. Giuseppe Sanzotta

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