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Napolitano: dilaga la retorica xenofoba

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L'occasione è l'intervento all'assemblea annuale delle Fondazioni europee. La voce del Capo dello Stato è stentorea quando parla del rischio che si diffondano sentimenti di intolleranza e di xenofobia. Dice che «le differenze in termini di origini etniche, religiose e culturali sono aumentate» e «il rischio che queste differenze si traducano in un fattore di esclusione è aggravato dal diffondersi di una retorica pubblica che non esita a incorporare accenti di intolleranza e xenofobia». Su questi due concetti il Capo dello Stato calca la voce e li lascia sospesi da una pausa di silenzio per poi aggiungere che bisogna «innescare un nuovo ciclo di sviluppo che non intacchi i livelli di equità e di coesione sociale raggiunti ma anzi li migliori». La sfida delle società è «il raggiungimento di questo obiettivo» anche se «stretto e impervio» ma «l'unico che l'Europa può ragionevolmente percorrere». Insomma come dire che gli interventi del governo vanno in direzione opposta a quella di favorire la coesione sociale e in direzione opposta alla strada seguita dall'Europa. Napolitano poi insiste sulla «stretta connessione» tra povertà e disuguaglianza e sulla necessità quindi che «le misure rivolte a ridurre la povertà e quelle contro l'esclusione sociale vadano di pari passo». Solo in questo modo si può «evitare che coloro che si trovano in fondo alla scala sociale rimangano confinati in quella posizione». Il presidente ha quindi ricordato la condizione in cui versano le popolazioni nelle aree sottosviluppate, in particolare l'Africa, e ha raccomandato ai paesi europei di non dimenticare mai che «l'impegno politico per la riduzione della povertà deve accompagnarsi a iniziative per promuovere l'inclusione sociale». «Negli ultimi decenni la povertà e l'impoverimento non sono stati collocati in cima all'agenda politica, ma oggi li troviamo nuovamente al centro del dibattito pubblico. Infatti, nell'attuale congiuntura, non solo potremmo non riuscire a recuperare coloro che si trovano ancora al di sotto della soglia di povertà, ma rischiamo di vedere tanti altri cadere oltre tale soglia». Contro «il rischio che la povertà si aggravi serve perciò uno sforzo supplementare». E questo sforzo comincia per il Capo dello Stato proprio dalla condanna di atteggiamenti di intolleranza. Napolitano ha posto l'accento sulle «responsabilità» che i Paesi più ricchi hanno nei confronti di quelli più poveri ed ha espresso «preoccupazione riguardo al rischio che i segnali di nuovo sviluppo finiscano per essere soffocati in particolare in Africa», soprattutto alla luce delle «recenti stime del Fondo monetario internazionale secondo le quali 90 milioni di esseri umani rischiano di precipitare sotto la soglia di povertà in conseguenza della crisi economica in corso». Per il presidente della Repubblica «questi tempi richiedono non soltanto un flusso costante di aiuti, ma ancor di più idee nuove e nuovi stili di intervento, nuovi strumenti di governo a livello globale, una reale volontà di cooperare su un piano di parità». Napolitano ha quindi reso atto alle Fondazioni di poter svolger un contributo importante da questo punto di vista; «sono una delle forme in cui l'impegno organizzato a favore del bene comune, trova espressione concreta». Il Capo dello Stato ha ricordato che il settore delle fondazioni italiane «è uno dei più grandi in Europa ed è anche tra i più vitali». Sempre in tema di coesione sociale ha sottolineato che «l'associazionismo e il volontariato coinvolgono milioni di cittadini ai quali sta a cuore il bene comune e sono desiderosi di condividere impegni e valori civili».

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