Berlusconi ai costruttori: "Rifacciamo l'Abruzzo assieme"
Mentre in via dell'Umiltà si svolgeva una riunione per definire il programma di propaganda del Pdl, dall'altra parte della città Silvio Berlusconi apriva di fatto la campagna elettorale. E lo ha fatto parlando davanti alla platea giusta, i costruttori edili. Giusta per il progetto che il presidente del Consiglio considera un "tassello importante", non solo della campagna elettorale, ma dell'intera azione di governo. La ricostruzione dell'Abruzzo è il terreno su cui Berlusconi sa di non poter sbagliare, su cui punta, quel risultato che lui vuole portare a casa. Ecco perché, in quelle che saranno le manifestazioni per promuovere il Pdl in giro per l'Italia, il premier ha già fatto sapere di non essere disposto ad andare su e giù per l'Italia. Ne ha parlato più volte con i coordinatori del partito, soprattutto negli ultimi giorni: «Non serve fare cose strepitose. Basta parlare con i fatti». Martedì Berlusconi tornerà all'Aquila insieme al presidente della Commissione europea Barroso, segnale evidente di come il Cavaliere intenda puntare i riflettori internazionali sulla scena abruzzese. Ma si diceva i costruttori. Berlusconi ci teneva molto a partecipare all'assemblea dell'Ance (l'associazione dei costruttori edili). L'aveva messa in agenda sin da subito, e il suo staff dava l'appuntamento per confermato fino all'ultimo. Fino a quando cioè il premier decide di andare invece alla Camera per partecipare al voto finale sulla sicurezza. Non vuole però rinunciare ai costruttori. Agenda permettendo - compreso le polemiche sulla vita privata che agitano parecchio la giornata politica - il Cavaliere fa sapere che ci andrà a metà pomeriggio, per la chiusura. E così è stato. Quando il capo del governo entra nella sala della nuova fiera di Roma sul palco c'è il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. Per l'ex esponente di An gli imprenditori del settore delle costruzioni possono oggi contare su «un rapporto nuovo» con il governo. Ed è da questo concetto che Berlusconi comincia il suo discorso, rivolgendosi alla platea da «vecchio esperto» del settore. L'obiettivo è spiegare loro tutto quello che c'è da fare, tutte le opere e i progetti da realizzare in Italia. A cominciare dalla ricostruzione in Abruzzo. Innanzitutto la premessa: «Lo stato interverrà per le abitazioni ricostruendo il 100% di ciò che la forza della natura ha tolto». Dopodichè la sfida, ed è qui che chiama in causa gli imprenditori: «Realizzare in 6 mesi abitazioni per 13 mila persone». Il tutto su 14-20 aree abitative nel verde «attraverso procedure molto veloci». Berlusconi ha anche ribadito che le case in legno provvisorie da destinare alle famiglie terremotate saranno poi destinate alla realizzazione di un nuovo campus universitario. «Credo - spiega il premier - che degli 8,7 miliardi stanziati per l'Abruzzo più di 7 siano da spendere nel campo delle costruzioni e dell'edilizia in generale». Per sugellare ancor di più il «rapporto buono» tra i costruttori e il governo, Berlusconi annuncia quello che è stato un po' il leit motiv di tutta l'assemblea: entro dieci giorni il governo convocherà un tavolo interministeriale per smantellare «quanto di vecchio e deleterio c'è nel sistema degli appalti e delle verifiche». Il Cavaliere rassicura i presenti ricordando che il varo del piano casa, su cui esecutivo e regioni sono al lavoro da qualche mese, metterà in circolo «tra i 70 e i 150 miliardi di euro in 18 mesi». Il presidente del Consiglio sa bene che l'approvazione del decreto sull'edilizia non sarà cosa semplice. Intanto però assicura la sua presenza al tavolo con tutti i ministri interessati «dobbiamo fare un grande lavoro. Anche perchè, come dicono i nostri vecchi, quando funzionano le costruzioni funziona tutta l'economia». La giornata del premier si chiude incontrando a Palazzo Grazioli il team elettorale, arrivato a Palazzo Grazioli con schemi, ipotesi e ricerche alla mano. Risultato? Dopo circa dieci minuti Berlusconi ha chiesto di riparlarne la prossima settimana. E comunque l'idea resta quella: poche, pochissime piaze. Restano sul tavolo solo i fatti.