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L'armata rotta: Pd a rischio sconfitta nelle roccaforti rosse

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Dario Franceschini e Massimo D'Alema

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Nel 2004 finì con Romano Prodi che decantava le magnifiche sorti e progressive del centrosinistra e si lanciava verso Palazzo Chigi. Il centrodestra era appena stato massacrato alle elezioni amministrative. Certo, al Nord l'opposizione era stata favorita dalla spaccatura interna alla maggioranza (la Lega aveva scelto l'autonomia), ma in fondo si sa, quando si parla di enti locali la sinistra non ha rivali. Non a caso Giovanni Guareschi scelse il sindaco comunista Giuseppe «Peppone» Bottazzi come simbolo di un'Italia in cui i preti stavano con la Dc e gli amministratori con il Pci. Ma l'Italia del 2009 non è quella di Guareschi e, probabilmente, nemmeno quella del 2004. In questi cinque anni il mito della sinistra radicata sul territorio è lentamente crollato. Al punto che anche le storiche roccaforti rosse, oggi, rischiano di essere conquistate dal centrodestra. Basta guardare la mappa dei candidati alle amministrative del 6 e 7 giugno per rendersi conto della confusione che regna tra gli eredi del Pci.   Piemonte. Il problema si chiama Rifondazione Comunista. A Torino il partito di Paolo Ferrero è uscito dalla maggioranza e nelle città interessate dal voto ha presentato candidati alternativi a quelli del Pd. Un fatto tutt'altro che secondario visto che nel 2004 delle sei province chiamate alle urne 5 andarono al centrosinistra (Alessandria, Biella, Novara, Torino, Verbania) e una al centrodestra (Cuneo). Molte sfide, però, si decisero sul filo di lana.   Emilia Romagna. I timori maggiori arrivano da Reggio Emilia e Fidenza (secondo comune più popoloso della provincia di Parma). Nel capoluogo di provincia il primo cittadino uscente Pd Graziano Del Rio non avrà vita facile contro la «zarina» Antonella Spaggiari, già sindaco della città, cresciuta nel Pci e oggi in campo con una lista civica (per essersi candidata è stata espulsa dal Partito Democratico). Situazione molto simile a Fidenza dove l'uscente Giuseppe Cerri correrà con una lista civica mentre il Pd si affiderà a Enrico Montanari.   Toscana. La rossa Livorno trema. Il sindaco Pd Alessandro Cosimi si ricandida, ma dovrà vedersela con l'ex primo cittadino Gianfranco Lamberti (Pds poi Ds). E il Pdl Marco Taradash spera, tra i due litiganti, di godere. A Prato altra sfida fratricida tra Massimo Carlesi (che ha battuto alle primarie il candidato ufficiale del Pd) e l'ex assessore, uscito dalla giunta di centrosinistra, Aldo Milone.   Lazio. Per la provincia di Latina il Pd ha scelto la deputata Maria Teresa Amici. Non avrà il sostegno del Prc che ha preferito mettere in campo, con una lista civica, l'ex capogruppo Democratico in consiglio provinciale Domenico Guidi. A Frosinone, invece, è stato l'Udc a puntare sull'ex sindaco della città ed ex Ds Domenico Marzi. Correrà per la provincia contro il nome ufficiale del Pd, quello del Pdl e altri tre candidati di sinistra.   Marche. Affollamento a sinistra anche ad Ancona. In corsa per la poltrona di sindaco ci saranno: l'ex sindaco ed ex deputato Ds Renato Galeazzi (espulso dal Pd), Fiorello Gramillano (Pd) e l'ex deputato Ds Eugenio Duca (Sinistra per Ancona). A Pesaro, invece, ci penserà un altro ex parlamentare diessino a rompere le uova nel paniere del centrosinistra. Giuseppe Mascioni si candida a sindaco con una propria lista civica. Abruzzo. Per il comune di Pescara il Pd punta su Marco Alessandrini figlio di Emiglio, magistrato ucciso nel 1979 da un commando di Prima Linea. Il Prc, invece, punterà su Ugo Zaccarini ex consigliere comunale democratico a capo di una lista civica.   Reggio Calabria. Crotone è il simbolo assoluto dello sfascio. La roccaforte storica del Pci in Calabria vedrà sfidarsi, per la poltrona di presidente della provincia, ben tre candidati riconducibili al Pd. Proprio per questo, sulle schede, gli elettori non troveranno il simbolo del partito.

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