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Clandestini, Berlusconi all'attacco: "I criminali riempiono i barconi"

Berlusconi

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Sui barconi di immigrati clandestini che salpano quasi quotidianamente verso le coste italiane non ci sono rifugiati, ma gente «reclutata in maniera scientifica dalle organizzazioni criminali», che «paga il biglietto» per sbarcare in Italia. Continuano a piovere critiche sulla politica dei "respingimenti" adottata dal governo, con l'opposizione che si dice pronta a fare battaglia in Parlamento. Ma Berlusconi non ha dubbi: la strada imboccata è quella giusta. Anzi, da Sharm el Sheikh, impegnato a guidare la delegazione italiana al vertice intergovernativo con l'Egitto, lancia un messaggio chiaro: è inutile puntare il dito contro il ministro dell'Interno Roberto Maroni perché gli accordi con la Libia per il rimpatrio degli immigrati clandestini «li ho gestiti io, li ho sottoscritti io». Maroni insomma, semplicemente esegue quelli che sono gli accordi presi direttamente «da me con il leader libico Gheddafi».    Il vertice Italia-Egitto - Berlusconi parla con i giornalisti in mattinata nel villaggio-albergo che lo ospita nell'oasi turistica egiziana in fondo alla penisola del Sinai. Al suo arrivo lunedì sera, parlando con alcuni giornalisti, il Cavaliere aveva escluso che su quei barconi ci fossero persone con i requisiti necessari per chiedere asilo in Italia («solo casi eccezionalissimi»), glissando alle domande sui richiami del presidente della Camera Gianfranco Fini («non mi va di entrare in questo discorso»). Trascorsa la notte, di buon mattino, il premier spiega che nelle carrette del mare non ci vede «fatti occasionali», ma «il frutto di una organizzazione criminale», che offre a chi vuole venire in Italia «la possibilità di venirci a pagamento». In sostanza, la tesi del premier è che queste persone «sono persone che hanno pagato un biglietto», non perché spinte da «una loro speciale situazione all'interno di paesi dove sarebbero vittime di ingiustizie», ma reclutate in maniera scientifica dalle organizzazioni criminali». Certo, il discorso è diverso per chi effettivamente «fugge» per sopravvivere. In quel caso, assicura il premier, l'accoglienza è doverosa: «Non credo ci sia nessuno che avendo i requisiti, possa dire di non essere stato accolto».   Questione Lega - Il vertice con il presidente egiziano Mubarak è appena terminato. Con il risultato di un pacchetto di ben 14 accordi e intese firmati a Sharm el Sheik da quattro ministri italiani (Franco Frattini, Altero Mattioli, Claudio Scajola, Maurizio Sacconi). Alla conferenza stampa, al termine incontro, ci sono numerosi giornalisti di entrambi i Paesi. Rimanendo ancora sul tema rovente dell'immigrazione, i cronisti provano a stuzzicare il premier circa le polemiche tra una parte della componente del Pdl proveniente da Alleanza Nazionale più vicina a Fini e la Lega. «Non credo si possa parlare di polemiche», anche perché, taglia corto Berlusconi «An è un partito che nominalmente non esiste più. È confluito nel Pdl, e la politica del Pdl è unica». Insomma, il Cavaliere dice stop alle diatribe interne, ammettendo che a volte il Carroccio esagera, ma «sono esagerazioni più di facciata che di sostanza».   Gli elogi – Le uniche parole elogiative nei confronti dell'opposizione, il presidente del Consiglio le spende a favore di Piero Fassino e Francesco Rutelli, gli unici del Pd, in queste giornate infuocate, ad essersi schierati a favore della politica dei rimpatri: persone di «buonsenso», li definisce, non accecati dall'ideologia di una sinistra che quando è stata al governo «ha spalancato le porte ai clandestini».

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