La Cei
Loha ribadito ieri il segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata osservando che «il problema è invece il modo in cui le culture e le presenze si rapportano» perché «non si cresce insieme in una accozzaglia disordinata e sregolata». La Cei è così tornata ufficialmente sul tema dell'immigrazione, dopo la dichiarazione di sabato di Berlusconi, e dopo aver sollevato più volte critiche al decreto legge sulla sicurezza. Secondo il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, le questioni legate alla multietnicità e alla multiculturalità in Italia «sono discorsi superati, nel senso che la molteplicità è un fatto. Ed è anche un valore». «Il problema — ha proseguito monsignor Crociata — è invece il modo in cui le culture e le presenze si rapportano». «Non si cresce insieme — ha spiegato — in un'accozzaglia disordinata e sregolata ma a partire da un tessuto storico, sociale e culturale comune che costituisce il volto, l'identità di un paese». Non si vuole, ha precisato il vescovo, «cancellare l'identità di ciascuno» ma nemmeno teorizzare «un'irreale parificazione che è cosa diversa dall'eguaglianza». «L'appiattimento infatti non aiuta lo stare insieme, anzi lo distrugge», ha aggiunto concludendo che è necessario «coordinarsi all'interno di un orizzonte di fondo condiviso, di un tessuto comune che avvolga tutti, anche chi viene» da fuori, come gli immigrati. Nei giorni scorsi dalla Cei era arrivato un invito al governo a rivedere i termini dell'introduzione del reato di clandestinità nel nuovo pacchetto sicurezza che la camera si sta preparando a votare.