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«L'apocalisse: un inferno di sangue e macerie»

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Gli occhi lucidi e colmi di stupore rivolti alla palazzina sventrata, gli abitanti del quartiere, primi soccorritori in via Maestrini, stentano a credere a quanto accaduto. «Sembrava l'apocalisse – dice Domenico, residente in zona – Schegge sparse ovunque, e quei corpi, della signora Concetta e della povera Elisa, scomposti e insanguinati, scaraventati come manichini tra le macerie al piano terra. Il ragazzo, Cosimo, invece penzolava lassù dal primo piano e invocava il nome della fidanzata. Non dimenticherò mai queste immagini». La deflagrazione l'hanno sentita fino ad Acilia, una decina di chilometri da qui. Tutti hanno pensato la stessa cosa: il terremoto. «Ho guardato il lampadario ma non dondolava, quindi ho capito che era stato altro. Ma la mente è andata subito all'Abruzzo – racconta Rocco D'Ambrosio, da 15 anni residente in via Maestrini, che come tutti conosce bene Concetta Marano – È una donna eccezionale, nel quartiere è molto nota per il suo lavoro di volontariato e tutti le vogliono bene. Ha un cuore enorme, raccoglieva vestiti per i poveri alla parrocchia Beata Vergine del Carmelo. Cucinava e aiutava la vicina di casa, Catalina, depressa dopo la morte di figlio e marito». Nel quartiere si stenta a credere che, nonostante la profonda depressione, la 72enne spagnola possa aver provocato la fuga di gas mettendo in pericolo i vicini. Il pigiama ancora addosso, le pantofole ai piedi. «Non so come sono arrivata in strada - racconta sconvolta Roberta, 45enne residente nella scala B della palazzina distrutta - Abbiamo sentito un boato e un violento spostamento d'aria. Mi sono ritrovata come in trance a camminare tra le macerie cercando i miei figli. I muri erano spariti, vedevo la strada dal salotto. Se fosse stato un giorno di scuola, saremmo stati tutti in cucina e oggi non so se saremmo qui a raccontarlo. Il mio bimbo di 7 anni non ha ancora pronunciato una parola».

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