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"No a un'Italia multietnica"

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Cei: "Valore che esiste già di fatto"

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{{IMG_SX}} La sortita arriva alla fine di una conferenza stampa piuttosto lenta. Durante la quale Silvio Berlusconi segue un canovaccio, quasi legge un testo scritto come se volesse essere sicuro di quello che dice. Legge pedissequamente al punto che il suo portavoce, Paolo Bonaiuti, segue sul libretto come se fosse comodamente seduto a teatro. Insomma, Berlusconi viaggia sicuro per una quarantina di minuti ad elencare i risultati ottenuti nell'anno di governo mentre accanto il ministro degli Esteri Franco Frattini integra di tanto in tanto qualche considerazione. Alla fine, nella fase delle domande, il premier spiega: «La sinistra con i suoi precedenti governi aveva aperto le porte ai clandestini provenienti da tutti i Paesi. Quindi, l'idea della sinistra era ed è quella di un'Italia multietnica. La nostra idea non è così». Che poi è esattamente il contrario di quanto aveva affermato al congresso del Pdl un mese e mezzo fa Gianfranco Fini, che appunto aveva detto: «L'Italia del futuro sarà necessariamente multietnica, e il Pdl deve candidarsi a guidare questo processo, senza averne paura». Comunque, il Berlusconi di ieri non ha dubbi: «La nostra idea è di accogliere qui soltanto quei cittadini che sono nelle condizioni per poter chiedere asilo politico e che dobbiamo accogliere qui, come dicono gli accordi e i trattati internazionali, coloro che mettono piede sul nostro suolo». Aggiunge subito: «E intendiamo come piede sul nostro suolo anche l'entrata nelle acque territoriali. Chi invece viene individuato fuori dalle acque territoriali, non è ancora entrato in Italia e vale il nostro diritto previsto dai trattati internazionali di respingerlo nei luoghi da cui è partito. In questo non vedo nessuno scandalo. È chiaro che in mare prestiamo ogni tipo di aiuto e di assistenza. Credo che dobbiamo seguire ciò che l'Europa ha stabilito che sia. Voglio aprire una parentesi: noi critichiamo il fatto che la Ue non abbia messo a punto una precisa politica sull'immigrazione e spingiamo perché si faccia. Spingiamo noi, spinge la Francia, spinge la Spagna anche perché poi tutti questi clandestini che arrivano vanno in tutta Europa, ma siamo noi i primi approdi di coloro che vengono dall'Oriente e dall'Africa», insiste il Capo del governo. E Frattini fa subito sapere che sul respingimento sono state applicate «le norme contenute nel patto europeo firmato a fine dicembre». Per il resto il premier ripercorre i primi dodici mesi di governo. Ricorda la crisi economica e spiega: «I suoi effetti sono dovuti in parte al fattore psicologico». Non manca la battuta contro la sinistra: «Sfortunatamente c'è un'opposizione che guarda all'esistenza della crisi quasi con soddisfazione». Fa sapere che proprio ieri una delegazione statunitense è andata a visitare la caserma di Coppito, dove si svolgerà il prossimo G8, e ha dato il suo via libera. Parla dei rapporti con gli altri leader internazionali, una delle cose che gli sta più a cuore. Sottolinea come sia un premier ascoltato dagli altri premier: «Ho una militanza che dura da 15 anni e nelle riunioni, visto che sono il leader più anziano, prendo la parola per primo e questo mi consente di impostare in un certo modo le argomentazioni e poi intervengo per ultimo per trarre le conclusioni». Rivela che Gheddafi farà presto una visita di qualche giorno in Italia, grazie anche alla conclusione del quarantennale contenzioso. E l'accordo raggiunto consentirà alle nostre imprese di aprire nuove occasioni di business. Niente battute scherzose come pure sono stati ridotti all'osso gli appuntamenti pubblici. Il nuovo corso è già cominciato.

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