Il Pd e il fantasma di Villari
Dario Franceschini si prepara a rompere questa elementare regola. Comunque andrà a finire sarà un fallimento. Nel senso che qualunque sarà il risultato del Pd alle prossime Europee sarà una sconfitta. Bisogna solo stabilirne l'entità e se le Amministrative saranno ulteriormente devastanti. Rispetto a un anno fa il vertice del Pd non ha nemmeno stabilito delle soglie attorno alle quali valutare il proprio risultato. Sarà la fine del Pd così come finora era stato partorito. Subito dopo bisognerà vedere chi per primo aprirà il nuovo processo. Chi per primo, tanto per esser chiaro, se ne andrà. Rutelli, per esempio. Enrico Letta, per farne un altro, anche se da buon democristiano si sta tenendo almeno due porte aperte. Oppure Fioroni. Insomma, si assisterà alla «villarizzazione» del Pd, ovvero alcuni cominceranno a seguire la strada iniziata da Riccardo Villari, il primo a mollare gli ormeggi della dirigenza e a giocare in proprio. Bisogna solo capire se sarà una vera e propria diaspora oppure si seguirà lo schema D'Alema: un Pd più a sinistra alleato da un lato con l'estrema sinistra de-comunistizzata e un centro cattolico. Oppure se si andrà verso la formazione di un nuovo centro non più esclusivamente cattolico: Casini ha già aperto le porte annunciando un partito della Nazione. Oppure se si procederà alla resa incondizionata a Berlusconi, ma sarebbe troppo.