Brunetta spiega il decreto legislativo antifannulloni
Ilministro Renato Brunetta è chiaramente soddisfatto. Da un anno è a capo del dicastero della pubblica amministrazione e il suo impegno nel tentare per ammodernare la macchina statale, lo sta premiando. I sondaggi infatti lo incoronano come uno dei più brillanti ministri del governo Berlusconi. Ministro Brunetta ha tempo per parlare? «Non si preoccupi. Un paio di minuti li trovo. Deve sapere che oltre agli impegni istituzionali in questo periodo sono impegnato anche nella campagna elettorale» Allora saltiamo i convenevoli e arriviamo subito al punto: il decreto legislativo sulla pubblica amministrazione è stato approvato dal Cdm... «La blocco subito. Le faccio io una domanda. Lei ha studiato bene il testo del decreto? Non vorrei doverla bocciare come ho fatto con Daria Bignardi quando mi ha intervistato per all'Era glaciale» L'ho letto ministro «Bene allora iniziamo» Tra le tante novità contenute nel "decreto Brunetta" quale ritiene essere la più innovativa? «La più innovativa comprende tutte le altre ed è una cosa alla quale nessuno aveva mai pensato prima: capire che la pubblica amministrazione ha come primo compito fondamentale quello di dare soddisfazione ai cittadini. Io mi pongo questo come obiettivo e tutte le proposte che ho inserito nel decreto vanno in quella direzione». Ma se dovesse sceglierne una? «Non ce n'é una sola, tutte sono fondamentali per il rilancio della pubblica amministrazione. Mi dia dimostrazione di conoscere il testo: me le chieda e io gliele descrivo». Iniziamo con la valutazione e conseguente assegnazione dei premi di merito? «Queste sono l'asse della riforma. È ora che vengano premiati i capaci e i meritevoli attribuendo solo a loro gli incentivi economici e di carriera rompendo così quel malcostume della distribuzione a pioggia dei benefici a tutti i dipendenti. Il decreto poi fissa una serie di principi nuovi e non derogabili dai contratti collettivi per la ripartizione degli incentivi: solo un quarto dei dipendenti di ciascuna amministrazione potrà beneficiare di premi pari al 100% del trattamento accessorio, non più della metà potrà goderne al 50%, mentre, ai lavoratori meno meritevoli, non sarà corrisposto alcun incentivo. E chi sarà a stabilire se un dipendente è meritevole di un premio? «Concorreranno più aspetti. Ma i dirigenti avranno un ruolo determinante in questo dato che ad essi compete la valutazione della performance individuale di ciascun dipendente, secondo criteri certificati dal sistema di valutazione. Siamo riusciti cosi a valorizzare la sua figura: avrà a disposizione strumenti per operare e sarà sanzionato qualora non svolga efficacemente il proprio lavoro. E data questa responsabilità si prevede che l'accesso alla qualifica di dirigente avverrà per concorso pubblico e che i vincitori del concorso saranno tenuti a compiere un periodo di formazione di almeno sei mesi presso uffici amministrativi di uno Stato dell'Unione europea o di un organismo comunitario o internazionale». Quindi un decreto che guarda all'Europa? «Certamente. I pubblici funzionari devono conoscere l'Unione europea e quante più lingue possibile. Poi pensi che il decreto legislativo è stato scritto guardando ad alcuni modelli europei e internazionali. Spagnolo ad esempio è l'organismo di accompagnamento, dal Portogallo abbiamo preso le performance integrate mentre il delivery unit e il customer satisfaction arrivano dalla Gran Bretagna» Nel decreto poi si parla anche di una «class action» di controllo. «Sì, è un nuovo controllo esterno di tipo giudiziale sul rispetto, da parte delle pubbliche amministrazioni, degli standard di qualità, di economicità, di tempestività che sono stati imposti loro. Anche la class action va nella direzione di fornire alla collettività uno strumento di tutela e trasparenza nella gestione della cosa pubblica». Trasparenza che potrebbe portare a sanzioni e a commissariamenti di amministrazioni pubbliche poco virtuose? «Per quanto riguarda le sanzioni abbiamo ripreso le misure introdotte recentemente dal decreto legge 112/08 sul controllo delle assenze. Per i casi di false attestazioni di presenze o di falsi certificati medici sono state introdotte sanzioni molto incisive, anche di carattere penale, non soltanto nei confronti del dipendente, ma altresì del medico eventualmente corresponsabile. E per regolamentare anche le sanzioni abbiamo composto un catalogo di infrazioni particolarmente gravi assoggettate al licenziamento, che potrà essere ampliato, ma non diminuito dalla contrattazione collettiva». E per quanto riguarda i commisariamenti? «Le amministrazioni che saranno ripetutamente inadempienti si troveranno un giudice che nominerà un commissario e i soggetti che avevano concorso all'inefficienza subiranno decurtazioni stipendiali» Un provvedimento contenuto anche nel testo del Federalismo fiscale. «Quella legge è l'altra faccia della medaglia del decreto legislativo votato ieri dal Cdm» A proposito di consiglio del ministri, è vero che ci sono state delle critiche da parte dei suoi colleghi ministri, soprattutto da Tremonti e dalla Carfagna? «Con Giulio non è successo nulla. Lui stava attaccando un provvedimento che riguardava la class action ma non quella contenuta nel testo che ho proposto io. Si trattava di un'altra in discussione alla Camera. Per quanto riguarda Mara la sua richiesta di correggere la norma che per come era congegnata penalizzava le donne dirigenti pubbliche al momento della valutazione della performance individuale. Aveva ragione e di fatto nel testo è stata apposta una correzione. Ma i dissapori sono emersi anche dal fronte sindacale. Accusano, cito testualmente, «l'approvazione dello schema di decreto delegato di attuazione della legge Brunetta da parte del Cdm è avvenuta in assenza di qualsiasi confronto con le organizzazioni sindacali». È vero? «I sindacati non sono i proprietari della pubblica amministrazione e al tempo stesso dico loro che mi impegno a ricercare quel dialogo che metta in relazione le mie idee e le loro opinioni. C'è tutto il tempo per farlo: il decreto legislativo infatti passerà ora al vaglio della conferenza Stato Regioni, del Cnel, nel quale sono rappresentate tutte le parti sociali, e degli altri enti che devono pronunciarsi. Se tutte queste istituzioni saranno d'accordo poi diventerà legge della Repubblica. E speriamo che ciò avvenga gia entro la fine del mese di giugno. Ora però la devo lasciare. La campagna elettorale non aspetta». Alessandro Bertasi