Un barcone ripreso dalla Libia, un altro approdato sulle coste italiane.
Ementre il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, spiega che «la collaborazione con la Libia sta cominciando a dare i risultati sperati confermando l'avvio di una nuova fase nel contrasto all'immigrazione clandestina», dall'Europa il portavoce del commissario Ue alla Giustizia, Jacques Barrot, spiega che la commisione «sta raccogliendo tutti gli elementi per capire», visto che «sul caso specifico non abbiamo nè informazioni nè dati». Intanto la politica si interroga e all'interno del Pd emergono delle profonde diversità di vedute. Da una parte c'è Piero Fassino, che intervenendo alla trasmissione di Giuliano Ferrara Parliamo con l'Elefante su Radio 24, definisce la politica del respingimento alle frontiere: «un'azione legittima di contrasto dell'immigrazione clandestina previsto da tutti i documenti dell'Unione Europea, dagli accordi internazionali e praticato anche durante il governo di centro sinistra», dall'altra c'è Jean-Leonard Touadi, deputato del Pd eletto però nelle liste dell'Idv, che tuona: «Per Maroni è una svolta storica. È vero, è una svolta ma contro sessant'anni di diritti umani. Si è chiesto il ministro Maroni se tra quei 227 clandestini ci fossero dei richiedenti asilo, magari in fuga da paesi di guerra? La convenzione di Ginevra del 1951 - prosegue Touadi - prevede il principio di non respingimento per chi scappa da guerre o persecuzioni. Una convenzione che, tra le altre cose, non è stata firmata dalla Libia». Perplessità sollevate anche da Laura Boldrini, portavoce italiana dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr)che ribadisce: «Persone bisognose di protezione, quindi richiedenti asilo e rifugiati, non possono essere rimandate indietro, in Paesi come la Libia dove la loro vita o la loro libertà sarebbero in pericolo». Anche sulla condanna dell'Onu Ferrara aveva interrogato l'ex leader dei Ds Fassino che ha riconosciuto: «Le contestazioni sono legittime in linea di principio, perché prima del respingimento bisognerebbe identificare tutti gli emigranti e distinguere quelli che hanno diritto a chiedere l'asilo politico. Certo è che in pratica si tratterebbe di una procedura molto complessa e molto difficile da gestire». Dal Pdl è invece arrivato il commento del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che, rispondendo alle domande dei cittadini in video-chat, si è dimostrato d'accordo con la politica del respingimento dei clandestini: «Non è in contrasto con i diritti fondamentali dell'uomo e con le linee guida delle organizzazioni internazionali. Il punto di difficoltà è capire se nel momento in cui vengono respinti è possibile verificare se ci sono persone che hanno diritto ad avere asilo politico. Capisco le Nazioni Unite che devono garantire il diritto di asilo però ho notato che molti stati respingono i clandestini perché legittimati dai principi internazionali».