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Tensione sugli immigrati

Gianfranco Fini

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Lui voleva permettere agli immigrati di votare, loro no. Loro proponevano una tassa di 50 euro per il rilascio dei permessi di soggiorno, lui allora invitava la maggioranza a riflettere «prima di varare norme che nulla hanno a che vedere con la doverosa lotta all'immigrazione clandestina». Lui sperava nell'election day del primo weekend di giugno che riunisse Europee, Amministrative e referendum, loro si accordano con il Pdl e fanno slittare tutto al 21. Sembrerebbe quasi lo scenario di un'appassionante battaglia di Risiko: da una parte i provocatori dall'altra il generale che non vuole sottostare ai loro ricatti. Scontri strategici che di solito siamo abituati a vedere tra chi governa e chi fa opposizione. Invece no. Questa volta "lui" è il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e "loro" sono tutte quelle camicie verdi della Lega Nord che appena sentono pronunciare il tema "sicurezza" o "immigrazione" sciolgono le briglia noncuranti delle polemiche che determinati provvedimenti potrebbero alimentare. E la settimana che si è appena conclusa ne è un esempio. Sette giorni decisamente al vetriolo durante i quali il presidente della Camera non ha risparmiato alcuna frecciata agli alleati. L'oggetto del contendere anche questa volta è la Sicurezza, anzi più precisamente il disegno di legge che ne stabilirà nuovi parametri. Così, un cavallo di battaglia di Alleanza nazionale, diventa monopolio del Carroccio. Un affronto mal digerito anche da alcuni deputati e senatori del Pdl (forse ex aennini) che, per ben due volte, contribuiscono, con voto segreto, ad affondare una norma contenuta nel ddl che riguardava il prolungamento nei Centri di accoglienza dei clandestini. La Lega grida al complotto, punta i piedi e si impone chiedendo che sul ddl sicurezza venga posto il voto di fiducia. Fini intanto già lunedì aveva messo le mani avanti prendendo posizione su uno degli aspetti più controversi del ddl, quello che impedirebbe di fatto l'iscrizione alla scuola dell'obbligo per i figli dei clandestini. Scrive una lettera al ministro Maroni chiedendogli «il rispetto delle persone umane e dei valori, come prevede la Costituzione». E così sarà. Il partito del Nord stralcia la norma dal ddl sperando che il prevalere della "linea Fini" non danneggi quella leghista. E l'opposizione lo osanna: «Ci fa piacere - dice Borghesi dell'Idv - che ci sia ancora nella maggioranza chi, come Fini, riesce ad aprire gli occhi su quanto di sbagliato e anti-costituzionale è stato concepito e messo nero su bianco dalla sua stessa coalizione». L'ultima battaglia tra Fini e la Lega è esplosa proprio ieri. La provocazione questa volta arriva dal il deputato nordista, Matteo Salvini: destinare posti riservati ai milanesi sugli autobus e utilizzare carrozze a parte per gli extracomunitari. La reazione di Fini non si è fatta attendere e con tono perentorio ha bocciato il "Salvini-pensiero" bollando la proposta come «offensiva della dignità delle persone e la della Costituzione». Immediato il controcanto di Salvini: «Il presidente della Camera ci ha rotto le balle, io votavo per Fini ma ci ha proprio rotto le balle con queste difese di clandestini, islamici e zingari che inoltre non pagano una lira di tasse e ci portano via il lavoro». I toni si alzano e tutto fa pensare che neppure questa sarà la battaglia conclusiva del conflitto. D'altronde "lui", trincerato dietro il suo ruolo super partes, non ha nessuna voglia assecondare le imposizioni della Lega e "loro" hanno capito che, a furia di dar battaglia sulla sicurezza, l'elettorato li premia.

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