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Nave rispedita alla Libia, svolta storica

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Roberto Maroni

Proteste dell'Onu: "L'Italia sbaglia"

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Il ministro dell'Interno Maroni sbotta in piena conferenza stampa mentre sta illustrando la prima operazione di «respingimento» di barconi pieni di immigrati verso il paese di partenza. L'esternazione del ministro arriva improvvisa dopo l'ennesima domanda sul perché la Libia avesse accettato, così di punto in bianco, di riprendersi i clandestini salpati dalle sue coste. «È il rispetto del trattato firmato nel 2007 dal ministro Amato» spiega Maroni anche un po' infastidito. L'incipit era stato quello dei grandi annunci, e di fatto lo è. Un successo. «Per la prima volta si afferma il principio di respingimento, non rimpatrio, dei migranti verso il Paese di partenza e non quello di origine, afferma Maroni. «Non era mai accaduto prima - ha spiegato il ministro - che il Paese di provenienza dei barconi accettasse di riprendersi i migranti: la regola era infatti che essi dovevano essere trattenuti e identificati nel Paese dove arrivavano. Si tratta di una svolta e di un successo del governo». Ora, ha proseguito Maroni, «si attuerà sempre questo principio del respingimento nel caso qualche barca sfugga al pattugliamento a ridosso delle coste libiche. Ci sono quindi le condizioni per un rapido calo degli sbarchi». Come un grande generale che spiega la splendida operazione appena conclusa con la vittoria, il ministro Maroni nella Sala Roma del Viminale strapiena di giornalisti e telecamere, mostra la foto setellitare dello specchio di mare dove è avvenuta tutta l'operazione. A riportare indietro le tre carrette del mare con 227 persone a bordo, almeno 40 donne e alcuni minori, ci hanno pensato le navi della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza che, come ha spiegato il ministro dell'Interno, «si sono affiancate, hanno preso a bordo gli immigrati, rimorchiato i barconi e quindi li hanno fatti sbarcare nel porto di Tripoli». Nessun rischio quindi di ingaggiare manovre pericolose in mare come putroppo accadde nel 1997 nel Canale d'Otranto con un'imbarcazione salpata dalle coste d'Albania. Tutta l'operazione è scattata dopo che la Libia ha chiesto supporto per riportare indietro i tre barconi sfuggiti alla sue motovedette. La zona di mare era in Sar-maltese cioè lo spazio di competenza internazionale di Malta ma, visti gli accordi con l'Italia, Tripoli si è rivolta a Roma. Quanto al pattugliamento delle coste africane, come prevede l'intesa firmata tra Gheddafi e Berlusconi, il ministro dell'Interno ha annunciato che «il prossimo 14 maggio da Gaeta partiranno le 6 motovedette italiane che abbiamo dato alla Libia per il pattugliamento congiunto», a bordo ci sarà anche equipaggio italiano, ma non per operazioni di intervento. E il capo della Polizia Manganelli ha precisato che la Libia con le sue forze navali ha bloccato alcmeno 300 immigrati diretti verso l'Italia, «in alcuni casi sono stati arrestati anche gli scafisti». Resta il problema della sorte dei «respinti» molti dei quali vengono da zone come il Darfur e la Somalia e quindi aventi diritto di asilo. Il ministro Maroni si è limitato a dire che «è un problema che riguarda la Libia».

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