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Così nasce Roma Capitale

Il premier Berlusconi e il sindaco Alemanno

Dall'edilizia ai trasporti, i nuovi poteri

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{{IMG_SX}} L'opposizione ringrazia. E Berlusconi si rilassa e sorride. È tutta in discesa la mattinata in Campidoglio per Silvio Berlusconi, invitato dal sindaco Gianni Alemanno a illustrare la nuova legge su Roma capitale appena approvata dal Parlamento. Non arrivano critiche, non ci sono polemiche. Per l'opposizione — nell'aula del consiglio comunale che ospita la conferenza stampa — parla Francesco Smedile, esponente Pd, presidente della commissione comunale per le Riforme istituzionali. «Non ho alcun imbarazzo a dire che questa riforma è positiva — spiega — e cambia radicalmente la qualità della vita della nostra città». C'è solo un accenno a chi, come i rappresentanti della Lega Nord, spesso si è schierato contro la capitale. «Siamo preoccupati che in alcune forze della maggioranza che governano il Paese ci siano stati atteggiamenti non troppo carini verso Roma. Basta viverci due mesi per amarla questa città. Il mio auspicio è che nelle forze politiche di maggioranza sempre più deputati si innamorino di Roma». Il premier lo guarda, sorride, scambia una battuta con il capogruppo del Pd romano, Umberto Marroni. Il clima non è certo ostile. E Berlusconi non perde l'occasione per ringraziare a sua volta il centrosinistra per aver lavorato alla riforma insieme al Pdl. «Sarebbe bello che anche in futuro si potesse realizzare l'atmosfera di collaborazione che si è respirata nel percorso che ha portato alla legge su Roma Capitale». Berlusconi arriva in Campidoglio un po' in ritardo, alle undici e quaranta, ma non perde l'occasione per salutare la piccola folla che si è raccolta sul piazzale davanti all'ingresso che porta all'aula del consiglio comunale. Stringe mani, risponde ai saluti. E il sindaco lo segue nel piccolo fuori programma. Poi Berlusconi si infila nel palazzo Senatorio, firma il «libro d'oro» con una dedica — «Finalmente Roma Capitale! Un risultato e un successo che abbiamo inseguito per lungo tempo. Evviva!» — si fa accompagnare dal sindaco sul terrazzo che affaccia sui Fori Imperiali e pochi minuti dopo mezzogiorno si siede nella sala di Giulio Cesare per ascoltare gli interventi. Prima quello dell'opposizione, poi i discorsi del vicesindaco Mauro Cutrufo e di Gianni Alemanno. Il primo sottolinea l'importanza di una legge che mette finalmente Roma sullo stesso piano delle altre grandi capitali europee e scommette sulla possibilità, con la riforma, di investire di più sul turismo: «Con la nuova legge — spiega — Roma avrà finalmente risorse e poteri adeguati al suo status e questo ci consentirà di dare un grande impulso anche al rilancio del turismo, con la realizzazione del secondo Polo turistico, che è forse il più grande progetto di sviluppo della nuova Capitale». Un tema al quale Berlusconi, poco dopo, si riallaccia: «Dobbiamo portare in Italia e a Roma più turisti, abbiamo davanti una prospettiva fantastica con i flussi che arrivano da paesi come la Russia e l'India». Ma anche il mercato interno può essere incrementato. «Da Milano i milanesi con l'Alta velocità possono piombare qui in due ore e 35 minuti — commenta ridendo — questo fa diminuire le distanze e anche le incomprensioni. Preparatevi a un'invasione». Nel discorso c'è anche un passaggio su Craxi: «Questa legge era un desiderio che si era posto un mio amico, Bettino Craxi, questo governo è riuscito a realizzarla. Roma è già una città bellissima. Con questa legge diventerà ancora più bella». Tra un complimento e una promessa — «c'è il mio e nostro impegno a mandare avanti i lavori per dare piena attuazione nella concretezza e nei fatti alla riforma» — c'è spazio anche per una battuta. Parlando della ricchezza del patrimonio storico e architettonico dell'Italia Berlusconi racconta di quando, in visita in Finlandia, «abbiamo fatto tre ore di macchina per andare a vedere una chiesa in legno del Settecento che da noi avrebbero...» cancellato, lascia intendere con un eloquente segno della mano. «Ora diranno che sto per provocare un incidente diplomatico con la Finlandia — prosegue — Ma credetemi io amo la Finlandia e le finlandesi». Pausa. «Purché abbiano più di 18 anni...». Alla fine della conferenza arriva il momento dei regali, il sindaco consegna al presidente del consiglio una copia della lupa capitolina, il premier un posacarte «che apparteneva a Gianni quando era ministro e che ora gli riconsegno». Alemanno ringrazia ma non perde l'accasione per una battuta: «Va bene, però per Roma ci aspettiamo ben altri regali». «Non vi deluderò» è la replica. Poi Berlusconi si infila nella sala delle Bandiere, alle spalle dell'aula del consiglio comunale, dove incontra tutti i consiglieri comunali del Pdl. Li saluta uno per uno, stravolge il cerimoniale: lui doveva restare dietro il tavolo con i consiglieri tutti insieme dall'altra parte. Invece cambia tutto e si confonde con loro. E a un esponente della lista civica di Alemanno «Amore per Roma», Gilberto Casciani, arrivato dall'Italia dei Valori chiede: «Ma come sono fatti quelli che stanno con Di Pietro?».

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