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Realacci: "Basta, lasciamo questa vicenda fuori dalla campagna elettorale"

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L'argomento non l'appassiona. Il responsabile ambiente del Pd Ermete Realacci preferirebbe parlare d'altro anche se, confessa, «la cosa più fastidiosa di questa vicenda è che Berlusconi dica che quello che sta succedendo con Veronica è frutto di un complotto della sinistra. È una cosa irreale».  Quindi è giusto che il Pd passi al contrattacco? «In realtà il Pd non ha affatto parlato di ciò che sta accadendo. È una questione privata». E le critiche di Rosy Bindi e Pierluigi Castagnetti? «Rosy ha il carattere che ha. La critica di Pierluigi mi sembrava riferita più al mondo cattolico che lui conosce bene. Era un ragionamento più ampio della vicenda specifica, che non deve assolutamente essere usata come argomento di campagna elettorale. Non dobbiamo scendere su questo terreno credo sarebbe controproducente». Scusi, ma il velinismo? L'imperatore onnipotente? Il modello culturale berlusconiano? «Io credo che gli italiani siano molto più avveduti di quanto pensiamo e arriverà un tempo in cui, come nella favola, il bimbo dirà che il re è nudo. Quello che noi non dobbiamo fare è continuare a fare appello a questi argomenti per criticare l'operato del governo e di Berlusconi». Sta dicendo che l'antiberlusconismo non paga? «Trovo legittima e fondata la critica alla tipicità della situazione italiana dove esiste un controllo dei mezzi d'informazione da parte del presidente del Consiglio. Meno convincente è la visione di chi sostiene che la mancata capacità del Pd e di altre forze di parlare agli italiani sia legata esclusivamente al cambiamento culturale introdotto dal modello berlusconiano. Le faccio un esempio». Prego. «Il Milionario è identico in India e in Italia. Il format, le musiche, le scenografie sono le stesse. Così come alcuni reality. Questa è la cultura del mondo, eppure negli altri Paesi, ad esempio gli Usa, vincono leader democratici come Obama. Forse dovremo interrogarci di più sui nostri limiti». Quindi cosa dovrebbe fare il Pd? «È giusto lasciare un fronte aperto sulla disparità di mezzi, economici e di informazione, tipica della situazione italiana. Ma dobbiamo essere più bravi e più attenti nel leggere il Paese difendendo le aree più deboli e destando una speranza capace di mobilitare le energie migliori. L'antiberlusconismo non paga, l'Italia merita di più». Ma se non attaccate Berlusconi poi vi accusano di non fare opposizione. «Io penso che il più grande sogno di Berlusconi - lui ne ha tanti, alcuni sono personali, ma li ostenta con una certa evidenza - sia quello di scegliersi un'opposizione ringhiosa ed estrema perché rappresenta una polizza sul suo futuro».  Tipo Di Pietro? «Di Pietro è più simile a un tipo di opposizione durissima, ma impotente a conquistare la maggioranza del Paese. Noi, invece, vogliamo parlare a tutti. E per questo dobbiamo essere fermi su temi anche poco popolari come il conflitto di interessi e, contemporaneamente, capaci di lanciare un'idea di futuro. Questo possiammo farlo anche senza farci ipnotizzare da Berlusconi. Perché sarebbe più facile, oggi, parlare della vicenda Lario. Sarebbe pagante in termini comunicativi, ma non è di questo che abbiamo bisogno».

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