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Ore 3.32: è distruzione in Abruzzo

Terremoto in Abruzzo, chiesa di Castelnuovo

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Nella «zona rossa» le ruspe tirano giù le prime case. Che case non sono più, da un mese. Macerie. 3.32, 6 aprile: in trenta secondi L'Aquila si piega sotto le scosse di un terremoto che da tre mesi bussa alla sua porta. Piccoli sussulti, avvisaglie più serie, poi la grande botta. Quella che gli scienziati non aspettavano. È la devastazione. L'alba si apre su una città allucinata e impaurita: la cupola della chiesa di Sant'Agostino è crollata sul Palazzo del Governo, che doveva essere la sede operativa, il cuore dei soccorsi. L'ospedale dai tramezzi sfibrati deve essere evacuato. In centro, l'amarezza di palazzi storici, chiese, monumenti, annchiliti dalla violenza del terremoto. La percezione della tragedia è immediata, come immediati sono i soccorsi. Intorno alle macerie si comincia a scavare, con la speranza di trovare persone ancora in vita. Intanto, viene fuori in tutta la sua drammaticità la situazione dei piccoli centri intorno al capoluogo: Onna è letteralmente rasa al suolo, ma gravissimi danni ci sono anche a Paganica, San Gregorio, Villa Sant'Angelo, Castelnuovo. La lista si allunga di ora in ora. In più, la gente ha paura, non vuole tornare in casa. È immediata la ricerca di ospitalità negli alberghi sulla costa, si alzano le prime tende. L'emergenza è tamponata con rapidità. E si continua a scavare. A tarda sera si stimano 150 morti, saranno quasi il doppio, alla fine. Nel pomeriggio arriva il premier Silvio Berlusconi: è il primo di dieci viaggi che effettuerà nel capoluogo abruzzese, nel quale cercherà di convogliare non solo fondi, ma anche iniziative. Parte la gara di solidarietà, in tanti donano piccole e grandi somme di denaro, mentre aziende e istituzioni dichiarano di voler «adottare» monumenti e associazioni culturali. Gli occhi del mondo si poggiano sul gioiello distrutto, ma soprattutto sulle tragedie umane. È crollata la casa dello studente, sono venuto giù edifici del centro cittadino, relativamente nuovi, con appartamenti interamenti occupati da chi all'Aquila era venuto per studiare. «Una tragedia annunciata» denunciano molti ragazzi: si perché nella struttura gestita dall'Azienda per il Diritto allo Studio, le crepe avevano iniziarto a fiorire da tempo, e in maniera preoccupante. La risposta alle segnalazioni era stata sempre la stessa: «Tutto a posto». Mercoledì 8, 42 ore dopo la scossa, dalle macerie viene estratta viva Eleonora, una studentessa riminese di 21 anni; il numero delle vittime è arrivato a 272, otto nella sola casa dello studente. Il 9 aprile arriva all'Aquila il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Nessuno è senza colpa. Serve un esame di coscienza». Il procuratore capo Alfredo Rossini ha già deciso di aprire un'inchiesta. Venerdì 10 aprile, lo strazio infinito dei funerali: le bare ordinate in lunghe file. Sull'altare il cardnale Tarcisio Bertone e dal vescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari. Intorno, cinquemila persone. La ricostruzione ha un primo segnale positivo il 13 aprile: prime lauree, al corso triennale di fisioterapia, ad honorem una pergamena per Lorenzo Cinì, morto sotto le macerie. Dieci giorni dopo il Consiglio dei Ministri decide di spostare all'Aquila dalla Maddalena il G8. Per celebrare il 25 aprile Berlusconi sceglie, simbolicamente, Onna. Ma è tre giorni dopo, con l'arrivo del Papa, che questa città annichilita dal vento e dalla pioggia trova la sua piccola consolazione. «L'Aquila - promette - tornerà a volare».

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