Il divorzio che fa gola è un altro
Partito con il proposito di non mettere il dito fra moglie e marito, Dario Franceschini sta cedendo alla tentazione. La tentazione di infilare mani e piedi nella rottura dei rapporti coniugali tra il presidente del Consiglio e Miriam Raffaella Bartolini, in arte Veronica Lario. Della quale egli ha voluto prendere le difese nello scontro con Silvio Berlusconi quando questi l'ha "pateticamente" accusata - ha protestato il segretario del Pd - di essersi lasciata influenzare dalle velenose campagne politiche contro di lui. Evidentemente è sfuggita a Franceschini l'immagine sarcastica dell'imperatore che la Bartolini ha usato contro il marito raccogliendola dichiaratamente proprio dall'albero dei suoi avversari politici, che ne saranno rimasti compiaciuti. Fra questi, anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, che per farsi una competenza in materia ha appena assunto fra i candidati del suo partito al Parlamento Europeo il giovane Emanuele Filiberto di Savoia, pronipote danzante dell'ultimo imperatore e penultimo re d'Italia. D'altronde, le attenzioni politiche di certa sinistra per la seconda moglie di Berlusconi non sono nuove. Esse risalgono anche a prima dell'altro incidente di coppia che destò molto clamore: quello di due anni fa, quando la signora reclamò e ottenne scuse pubbliche dal marito, con una lettera alla Repubblica, per essere stato troppo galante in una festa dei Telegatti con Mara Carfagna e altre giovani avvenenti. Sfiorò allora una designazione a qualche Nobel. Eppure l'attitudine alle galanterie, anche fuori misura, appartiene non alla storia politica ma alla vita di Berlusconi, ben nota alla Lario ben prima che lo accettasse come corteggiatore e infine come marito. Ora lei lamenta comportamenti di "una persona che non sta bene", ma non reclamò interventi di amici o medici al suo primo impatto con lui. Che lei stessa ha così raccontato alla sua biografa Maria Latella, peraltro smentendo la storia della folgorazione in un teatro: «La prima volta l'ho incontrato a Milano, a una cena. Era il padrone di casa e con le sue ospiti si comportava come se fosse single. Invece aveva moglie e due bambini». È chiaro che agli avversari di Berlusconi, più che la procedura di divorzio annunciatagli a mezzo stampa dalla consorte, come il famoso avviso di garanzia della Procura della Repubblica di Milano nell'autunno 1994, interessa il vantaggio politico che ne potrebbero ricavare, inguaiati come sono. Essi aspirano a un ben altro, ma assai improbabile divorzio: quello degli elettori dall'uomo che ha saputo conquistarne così larga fiducia, giustamente rivendicata ieri sera dal presidente del Consiglio parlando a Porta a Porta. «L'unica capace di colpirlo sulle ginocchia è sua moglie. Viene da dire: compagna Veronica. Non è originale, ma è quello che pensa la gente di sinistra», ha sfacciatamente confessato lunedì Marcelle Padovani all'Unità.