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La promessa: il 10 settembre le case

Il campo allestito dalla Protezione Civile a Pianola (AQ)

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Un fine settimana all'insegna dell'Abruzzo. Esclusa la pausa napoletana di venerdì mattina, nel fine settimana Berlusconi ha continuato a lavorare all'emergenza terremoto. Lo ha fatto andando direttamente sulle zone colpite. Lo ha fatto con un briefing tecnico a Palazzo Chigi con il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Del resto, come lui stesso ha spiegato più volte nelle ultime settimane, «ora la priorità è l'Abruzzo». E così, contrariamente alle voci che lo davano in partenza per la Sardegna, o quelle che lo davano in ritiro in un centro fisioterapico per curare il mal di schiena, il presidente del Consiglio è rimasto a lavorare nella capitale sul dossier Abruzzo. Dossier, che comprende diversi capitoli: dalla gestione delle tendopoli alla fase di ricostruzione, dall'organizzazione del G8 ai beni artistici andati distrutti. Intanto, ora, arriva una data importante, una deadline per il governo, quando si comincerà a consegnare le prime case: 10 settembre. Certo, spiega Berlusconi «mettiamo in conto possibili ritardi», ma l'obiettivo è quello. «E che Dio ci aiuti». Per la decima visita in Abruzzo, il Cavaliere sceglie di andare nel cuore dell'Aquila: un sopralluogo per apprezzare i lavori di restauro della Chiesa delle anime sante, la cui cupola è per metà stata distrutta. Prima di visitare la piazza del duomo, il Cavaliere vuole andare in alcune tendopoli: «Certo - riconosce parlando con alcuni sfollati - siamo preoccupati perchè le scosse non si fermano». Un concetto ribadito dal premier anche nella conferenza stampa di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi. Il 53.7% delle case è immediatamente agibile, il 15.8% lo sarà con in poco più di un mese. Nonostante ciò, le persone hanno paura a rientrare, proprio per le continue scosse. Tutta l'organizzazione del fare procede, e anche a ritmi forsennati, gestendo una «comunità di più di 63.000 persone, con circa 10 mila soccorritori». Una corsa contro il tempo, o come Berlusconi la definisce, una sorta di mission impossible. L'obiettivo è sistemare prima possibile le quasi 13 mila persone senza una casa.  E il premier spiega come: «Abbiamo individuato 14 aree, nessuna new town. Saranno realizzate delle piattaforme anti-sismische in cemento armato sopra le quali sarà possibile costruire. Abbiamo lanciato una sfida alle varie associazioni di costruttori per avere delle case in meno di sei mesi e ci riusciremo». Nel frattempo, per assicurare una sistemazione agli sfollati prima dell'arrivo del freddo, l'esecutivo affida ai primi cittadini un ruolo-chiave: «Nominiamo i 49 sindaci dei comuni interessati dal sisma soggetti attuatori delle direttive del commissario». A loro il compito di «individuare gli inquilini da mettere negli appartamenti che affittiamo e di cui paghiamo il canone di locazione e di individuare le famiglie che potranno entrare nei nuovi appartamenti». Altre novità: l'ospedale dell'Aquila sarà riaperto entro fine mese. Trecento le chiese inagibili, e forse potrebbe arrivare un decreto ad hoc. «Siamo soddisfatti e continuiamo a lavorare nonostante impazzino "spallatori" di professione e picchetti di fischiatori organizzati», conclude Berlusconi riferendosi ai fischi ricevuti al suo arrivo a Palazzo Chigi. E questo, ovunque vi sia la certezza del passaggio «della mia persona».

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