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«L'economia italiana è la meno esposta alla crisi»

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Inaumento anche la pressione fiscale, dal 42,8% del 2008 al 43,5% di quest' anno e il tasso di disoccupazione (all'8,6% dal 6,7% dello scorso anno). Sono i numeri della Relazione Unificata sull'Economia e la Finanza pubblica presentata dal ministero dell'Economia, che in qualche maniera si armonizzano con quelle già diffuse dal Fondo monetario internazionale (-4,4% il pil 2009, -8,9% il tasso di disoccupazione), o dall'Ocse (-4,3 il pil 2009, e 5,0% il deficit-pil). Numeri che verranno esaminati domani a Bruxelles, quando l'Europa farà il punto sull'andamento dell'economia e le misure prese per arginare la crisi. Nonostante questi dati (la cui attendibilità, peraltro, è ridotta a causa dell'alto grado di incertezza prodotto proprio dalla crisi in atto), «l'economia italiana è risultata essere relativamente meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto diretto», si legge nel documento. «In particolare — viene sottolineato — il sistema bancario italiano appare comparativamente meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi». «Le famiglie italiane sono meno indebitate rispetto alla media dell'area dell'euro», aggiunge la relazione, spiegando come questo lasci pensare che, «non appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana potrà contare su una base più solida per la sua ripresa». «L'attuale crisi rappresenta un'opportunità di cambiamento e di sviluppo per l'Italia — si legge ancora — un'opportunità che deve essere colta». Ecco, in sintesi, i contenuti della relazione: Il pil italiano nel 2009 si contrarrà del 4,2% ma ci sarà una lieve ripresa nel 2010, anno in cui si assisterà ad una crescita dello 0,3%. Il rapporto deficit-pil quest'anno si attesterà e inizierà a scendere dal 2011, anno in cui dovrebbe collocarsi al 4,3%. Torna invece a crescere il debito pubblico e la pressione fiscale che quest'anno salirà al 43,5% in relazione alla forte diminuzione della base di riferimento. In calo, invece, l'occupazione.

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