Tra moglie e marito non mettere il dito, per il resto Berlusconi seguita a stravincere.
Aproposito dei candidati, per le europee e, a futura memoria, per il Parlamento nazionale, Silvio d'Abruzzo ha dissolto con la forza della ragione pettegolezzi, bugie e spine di suocera, illustrando il suo vero progetto: "Rinnovare la nostra classe politica con persone che siano colte, preparate e garantiscano la loro presenza a tutte le votazioni ". Come dargli torto? Riguardo alla preparazione bisognerà soltanto rifinire. Infatti, di contro al luogocomunismo saccente, alla Camera, il Pdl è già il raggruppamento più professionalizzato, vantando 193 laureati. Egemonia culturale, dunque, solida e inconfutabile, basata su diplomi di laurea sudati, non sospetti o chiacchierati. Seguono a grande distanza il Pd con 143; la Lega con 27 e l'Udc con 24. Ultimo posto ai dipietristi, con 22. Al Senato non c'è problema, visto che i laureati ( 228 sul totale di 327 senatori) abbondano da tutte le parti. Il Pdl, capolista riguardo ai titoli di studio, è, invece, buon ultimo nella classifica delle presenze in ogni tipo di aula. Nel Parlamento europeo, gli italiani (di tutti gli schieramenti) fanno magre: non solo perché sono per lo più incapaci di parlare correntemente una lingua straniera, ma soprattutto perché sono i più lesti a marinare. L'eurocompagno Michele Santoro descrisse se stesso col 50% di presenze, ma i nostri non furono da meno. L'ignominia spetta, però, ai 72 eurodeputati assenti a Strasburgo, mentre si votava la mozione italiana per l'estradizione dal Brasile del terrorista Cesare Battisti. La mozione passò, ma a votarla furono solo 6 italiani su 78. Considerando i 35 mila euro al mese percepiti, quell'assenza grida vendetta, tremenda vendetta, e Berlusconi, forse, avrebbe fatto meglio a non ricandidare gli euro-Pdl macchiatisi di quella vergogna. Tornando in Patria, basti riflettere sui dati della Camera. Su quelli del Senato sarebbe inutile, perché, stante il permanere del vecchio famigerato sistema di voto, neppure Muzio Scevola metterebbe la mano sul fuoco. Dal marzo 2009, da quando è stata eliminata l'abominevole creatura di Monte Citorio, alias mister Yeti il pianista, alla Camera risultano cifre certe e non più farlocche. Ebbene, al primo posto assoluto per scarsità di presenze si piazza il Popolo della libertà (68,76 per cento). Gli vengon dietro l'Udc (76,12 per cento), Idv (76,35 per cento), Pd (77,84 per cento). La Lega Nord Padania è la più assidua (88,77 per cento), primato che la dice lunga sulla sua forza contrattuale nel Parlamento e nel Paese. Silvio, re di Napoli e d'Abruzzo, dunque, ha in mente (altro che "ciarpame senza pudore"!) un progetto serio e puntuale, prevedendo candidati capaci di coniugare competenza e presenza militante. La prima in parte già c'è; l'altra va stimolata, magari con l'entusiasmo di energie nuove. Berlusconi, tuttavia, ricco, come sempre, di italo aceto, ha aggiunto che i suoi parlamentari non dovrebbero mai e poi mai essere "maleodoranti e malvestiti come altri personaggi che circolano nelle aule parlamentari da parte di certi partiti ". Cultura, impegno, poliglottismo, presenza, dunque, senza dimenticare sarto e sapone in nome di un partitone bello, pulito fuori e, soprattutto, dentro. Insomma, parafrasando Marinetti, Berlusconi in versione futurista pretende un Popolo della libertà, sola igiene del mondo politico nazionale.