Chrysler verso l'accordo ma bancarotta inevitabile
Poche ore alla scadenza. Termina oggi il tempo concesso a Chrysler dal governo Usa per trovare un accordo con Fiat e presentare un piano di ristrutturazione convincente per il futuro, ottenendo così altri 6 miliardi di dollari in prestiti governativi oltre ai 4 già ricevuti da inizio anno. Ieri, in serata l'emittente Cnbc ha detto che la firma dell'accordo dovrebbe arrivare entro oggi. Ma in giornata il presidente Obama dovrebbe annunciare la bancarotta di Chrysler. L'accordo avverrebbe nell'ambito proprio della bancarotta della casa di Detroit. In queste settimane di intense e febbrili trattative su più fronti e tra più interlocutori, che hanno impegnato la task force del Tesoro Usa e hanno visto l'amministratore delegato del Lingotto fare la spola di qua e di là dall'oceano tra Torino, Washington e Detroit, i nodi più grossi sono stati sciolti e la strada per la firma sembra ormai in gran parte spianata. Da ultimo, come ha confermato ieri l'amministratore delegato di Chrysler Bob Nardelli, l'intesa raggiunta ieri con i quattro maggiori istituti creditori (JP Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup, cui fa capo circa il 70% del debito) per un taglio delle loro pretese da 6,9 a 2 miliardi di dollari. Resta in sospeso il via libera dei 46 creditori minori di Chrysler, cui fa capo circa il 30% del debito. Ma c'è ancora tutta la giornata di oggi per arrivare a una intesa. Il presidente americano Barack Obama ieri è stato cauto e ha detto che non è chiaro se Chrysler riuscirà a rispettare la scadenza stabilita dall'amministrazione. Ha elogiato «il management di Fiat» per il «buon lavoro nel trasformare la sua industria» e ha si augura di «poter avere una partnership in cui i contribuenti mettano soldi per facilitare l'accordo. L'obiettivo è che Chrysler inizi a produrre le auto che i consumatori vogliono». Obama ha lanciato un appello agli obbligazionisti di Chrysler, chiedendo di «fare sacrifici» per evitare alla terza casa automobilistica Usa il ricorso al Chapter 11, dunque l'amministrazione controllata. Obama ha sottolineato che i sindacati hanno già fatto «enormi sacrifici per permettere all'azienda di andare avanti», e dunque ora è il turno dei creditori. L'amministratore delegato di Chrysler Robert Nardelli, in una lettera ai dipendenti, si è mostrato ottimista sull'intesa con Fiat dicendo che sono tre i fattori che lo fanno ben sperare: l'accordo raggiunto con i maggiori creditori della società, l'intesa con i sindacati già approvata dai leader delle organizzazioni dei lavoratori, e le azioni compiute sulla struttura dei costi di Chrysler, che nel primo trimestre del 2009 risultano già significativamente inferiori sia a quelli del trimestre precedente sia a quelli dello stesso periodo 2008. Fiduciosa anche la Borsa, dove il titolo Fiat ha chiuso in progresso del 2,04% a 7,99 euro. Secondo le indiscrezioni lo schema dell'intesa vedrebbe il sindacato Uaw primo azionista di Chrysler al 55%, Fiat che potrebbe salire fino al 35% e il governo Usa al 10%. L'unica incognita che sembra ancora aleggiare è quella che l'accordo potrebbe in ogni caso passare attraverso il Chapter 11. La strada dell'amministrazione controllata non fermerebbe comunque Fiat, che potrebbe essere interessata ad acquisire asset della casa automobilistica di Detroit, ipotesi che peraltro non è stata esclusa a priori dal presidente di Exor (la controllante di Ifil), John Elkann. Il presidente della Fiat Luca di Montezemolo che «è stato fatto tutto ciò che era necessario per arrivare a un accordo con Chrysler e ora non resta che attendere». Non mancano però gli interrogativi sulle prospettive delle attività di Fiat in Italia. Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha detto che dopo la chiusura dell'accordo con la Chrysler il governo vorrà capire bene qual è il piano industriale della Fiat per l'Italia.