«Non può fare lo sciacallo Siamo ancora vivi»
LanfrancoPalazzolo «Antonio Di Pietro non può fare lo sciacallo sul Pd perché il nostro partito non è morto». Enzo Carra respinge al mittente «l'opa ostile» dell'Italia dei Valori anche se poi avverte i suoi: «Mi auguro che il Pd non gli offra altra carne per il suo pranzo». Onorevole, il leader dell'Italia dei Valori vuole sostituirsi al Pd. «Mi pare che siamo davanti ad un attacco al Pd. Anche se quello di Di Pietro è il ragionamento del leader di un partito che è cresciuto anche grazie al Partito democratico. Se infatti non avessimo avuto l'idea di entrare in coalizione con l'Italia dei Valori, oggi non farebbe questi ragionamenti. Ma è altrettanto vero che in politica non si possono mettere limiti alle altre forze politiche. Ogni partito ha il diritto di avere il suo Napoleone. Negli ultimi tempi i sondaggi hanno dato l'Idv in crescita. Un voto vicino a quello che gli viene attribuito dai sondaggi dovrebbe suggerire la rifondazione di questo partito. Se Di Pietro intende giocare sulla crisi del Pd si accomodi pure. Anche se non uso il termine sciacallaggio nei confronti di Antonio Di Pietro perché penso che non esista un cadavere del Pd da divorare». Perché, secondo lei, l'ex pm preferisce giocare la carta dello scontro frontale con il Pd invece di attaccare la maggioranza e il Governo? Il leader dell'Idv pensa alla gloria personale? «Questo è vero fino ad un certo punto. Il successo di Di Pietro nei sondaggi deriva dal fatto che lui si è presentato come l'unico esponente dell'opposizione dura e senza paura contro Berlusconi. Per questa ragione ha raccolto il malcontento di chi nella politica del Pd vede inesistenti compromessi ed inciuci. Di fronte ad un partito come il Pd, che rappresenta il 33% dell'elettorato e ha ben altre responsabilità politiche, si muove attaccando frontalmente tutto. Dopo la fine della segreteria di Walter Veltroni, il leader dell'Italia dei Valori vede in noi una sorta di macelleria per il suo "pranzo". Mi auguro che il Pd non gli fornisca altra carne». A proposito di spesa, come ha visto l'acquisto di esponenti politici dalla sinistra radicale da candidare nelle liste dell'Idv? «Non mi pare che Di Pietro abbia fatto esattamente questa operazione. A leggere i nomi dei candidati dell'Italia dei Valori mi pare che Di Pietro si sia indirizzato verso l'areopago dell'intellighenzia di sinistra, sempre smaniosa di manifestare posizioni estreme e di trovare i posti migliori». Dario Franceschini deve prendere le distanze dall'Idv? «Non mi auguro nulla. Penso che Franceschini faccia bene a tallonare Di Pietro. Il segretario del Pd fa bene ad incalzarlo sul nostro sistema politico e di chiedere che tipo di opposizione intende fare. Se la risposta di Di Pietro è quella di dire soltanto che vuole sostituire il Pd, mi sembra una strategia del tutto deludente». Di Pietro ha fatto sapere che le sue liste sono immacolate. Come ha trovato queste dichiarazioni sul candore dipietrista alle europee? «Come diceva spesso Nenni, sono sempre della scuola di chi pensa che, quando si epura, c'è sempre qualcuno più scuro che ti epura. Non credo che si possa ottenere in natura un genere di politico immacolato. Non conosco bene le sue liste. Sono l'ultima persona che può ragionare sulle liste degli altri. Personalmente ho sofferto l'interesse di chi, come alcuni amici di Di Pietro, pensavano di frugare nelle liste del Pd guardando alla mia candidatura. Alcuni di loro avevano eccepito sulla mia candidabilità. Figuriamoci se oggi mi metto a valutare la pulizia delle liste di Di Pietro. Ma questo non vuol dire che non si debba ragionare sull'eticità delle liste».