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Le promesse siano mantenute o gli abruzzesi non perdoneranno

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L'AQUILA «Volevamo presentarci con il vestito della festa, abbiamo ricevuto il Papa come un padre che sostiene i figli nel dolore». Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila, vive l'emozione della visita del Pontefice. Nella piazza d'armi della scuola della Guardia di Finanza non c'è tantissima gente. La paura di non poter gestire la situazione ha imposto che ogni tendopoli mandasse un massimo di venti rappresentanti. Mezza piazza d'armi è rimasta vuota. meno gente che ai funerali delle vittime del terremoto del 6 aprile. A contribuire anche la pioggia e il freddo. «Un momento che rimarrà negli occhi degli abruzzesi», ha però aggiunto il sindaco che vorrebbe, in un futuro non troppo lontano, il Papa ad aprire la porta santa in occasione della Perdonanza celestiniana. Piove e fa freddo, i canti dei neocatecumenali cercano di ingannare il tempo. Parte della piazza è invasa da telecamere e giornalisti, molte le rappresentanze militari, dei vigili del fuoco, della Protezione civile. Il Papa è in ritardo sulla tabella di marcia. Chi c'è è emozionato e sente l'importanza di questo momento. «Sentire le parole del Papa sarà di conforto per noi tutti – racconta una mamma, presente sotto la pioggia con i quattro figli – abbiamo bisogno di conforto e solo la preghiera può dare risposte a quanto successo e fare guardare al futuro». Prima di entrare in piazza, nelle stanze del comando della Finanza, la lunga fila di sindaci che vogliono salutare il Pontefice, la rappresentanza di sacerdoti, religiosi, religiose e responsabili dei movimenti ecclesiali cittadini. Fuori continua a piovere. La Protezione civile distribuisce degli impermeabili di cellophane, ma la gente è ormai bagnata. «Poco importa per noi che viviamo dal 6 aprile nelle tende – afferma Marco – siamo abituati all'acqua, al fango. Oggi sono felice di bagnarmi, perché attendo il Papa, la sua parola». Chi è in piazza ha fede, è venuto proprio, come ha detto il sindaco, figlio che nel dolore ha bisogno del padre. «Sicuramente le parole di Benedetto XVI saranno per noi un'iniezione di fiducia e di speranza», dice Claudio, stupito di essere all'improvviso al centro delle interviste di tante televisioni. Figlio tra i figli il vescovo, monsignor Giuseppe Molinari che ripetutamente chiede al papa di pregare per le popolazioni aquilane. «Dobbiamo suscitare responsabilità per il presente – ha detto il vescovo – preghiere perché le promesse vengano mantenute, perché la solidarietà non si infranga in poveri interessi di parte. Ogni ostacolo alla rinascita sarebbe un delitto infame che gli aquilani non perdonerebbero mai». I Papa boys ballano e cantano, la pioggia piano piano smette di cadere e un raggio di sole illumina la piazza mentre Benedetto XVI legge il suo discorso, impartisce la benedizione. Anche chi piange ora guarda con fiducia al futuro. L'Aquila può ricomincia a volare.

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