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L'influenza suina in Europa "Situazione sotto controllo"

Turisti in Messico durante l'emergenza della febbre suina

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È stata un'altra giornata da incubo a Città del Messico: le persone morte per influenza da suini sono salite a oltre 150. Il governo ha imposto lo stop alle scuole in tutto il paese da oggi al 6 maggio. La notizia è stata data durante una conferenza stampa del ministro della Sanità Josè Angel Cordova nella quale è stata avvertita una forte scossa di terremoto il cui epicentro è stato localizzato nel sud del paese. Le vittime sono tutte tra i 25 e i 50 anni di età, mentre le persone ricoverate salgono a 1.650. I venti casi accertati negli Usa sono saliti ieri a 40 in cinque stati: sono risultati positivi al virus H1N1 altri venti liceali del liceo newyorkese dove giò otto studenti erano risultati positivi. Il Dipartimento di Stato ha invitato «per eccesso di cautela» a evitare i viaggi non essenziali in Messico e all'Onu il segretario Ban Ki-moon ha parlato di timori di una pandemia. Obama, pur cercando di tranquillizzare la nazione, ha annunciato che gli Stati Uniti stanno preparandosi all'eventualità di una pandemia globale. E l'Oms ha deciso di alzare il livello di allerta da 3 a 5.   Abbiamo commesso grandi errori in passato in fatto di comunicazione - ci dice il professor Fabrizio Pregliasco virologo dell'università di Milano e diventato uomo simbolo in fatto di influenza in tutto il mondo. «Il nostro sbaglio - continua Pregliasco - è stato quello di amplificare certamente le dimensioni di malattie come la Sars, l'aviaria e prima ancora dell'asiatica. Il nostro incubo - modello era ed è ancora la tremenda epidemia della Spagnola che negli anni della Prima Guerra Mondiale ha mietuto circa diciotto milioni di vittime in tutto il modo. Sull'onda di questo ricordo sconvolgente e crudele abbiamo forse enfatizzato le notizie creando situazioni certamente ansiogene per tutti». Che cosa dovremmo fare adesso noi giornalisti e voi esperti del mondo dei virus? «Sicuramente sulla influenza causata dai suini dobbiamo rilanciare notizie concrete e dettagliate, senza nascondere nulla, ma senza accentuare la componente della paura. Anche perché la situazione è completamente diversa dagli anni passati. Dobbiamo ricordare infatti, che il Ministero della salute dispone di decine di milioni di dosi, nel senso che le ha già opzionate da tempo, di Tamiflu e di Relenza due antivirali che possono costituire una linea di difesa importante. Una linea di difesa che ci permette non la sicurezza assoluta, ma almeno di poter preparare con calma una seconda linea difensiva. Sappiamo tuttavia che nel passato abbiamo sopportato altri attacchi della peste suina in maniera abbastanza tranquilla. Cito proprio il 1976 quando una peste suina abbastanza importante ci permise di approntare le nostre difese senza drammi e senza particolari pathos. E anche in quella occasione ci fu chi lanciò allarmi terrificanti. Dobbiamo ricordare - continua Pregliasco - che l'atteggiamento giusto è quello della massima cautela. C'è tuttavia che in queste norme di prudenza si permette di speculare creando tensioni eccessive e comunque fuori della realtà effettiva. Le autorità sanitarie italiane stanno operando al meglio e hanno creato una fitta rete di sorveglianza che ci permetterà di agire con velocità». C'è, infine, anche chi nutre un sereno ottimismo di fronte alle notizie dal Messico e dagli Stati Uniti. Si tratta del professor Luigi Allegra, direttore del dipartimento di Medicina toracopolmonare dell'Università di Milano il quale, addirittura, avrebbe dovuto tenere il 3 maggio prossimo una conferenza sanitaria proprio a Città del Messico. Gli è stato comunicato che nella capitale le autorità hanno vietato riunioni con più di dieci persone. «La decisione è sicuramente giusta - ha commentato il professor Allegra - ma io sono dell'opinione che la malattia, anche se arriverà nel nostro Paese, non potrà provocare alcun decesso. Ormai la medicina moderna non si farà trovare impreparata da eventi del genere. Con le scorte di antivirali che abbiamo, possiamo curare circa quattro milioni di casi il che ci induce all'ottimismo. Facendo i debiti scongiuri perché quando si tratta di salute è bene essere sempre cauti». Per curare l'influenza sono normalmente necessarie dalle otto alle nove dosi di un antivirale. La disponibilità, come ha ricordato il sottosegretario Fazio è di circa 40 milioni di dosi, di cui 30 milioni di farmaco oseltamivir (Tamiflu) e circa 10 milioni di dosi di farmaco zanamivir (Relenza)", prenotate presso le aziende produttrici. «Con questa disponibilità - spiega Allegra - possiamo di conseguenza effettuare un trattamento di emergenza su circa quattro milioni di pazienti. È difficile ipotizzare che al primo impatto il virus riesca a contagiare un numero così grande di persone». La decisione di prenotare le dosi fu del ministro della salute Girolamo Sirchia del precedente governo Berlusconi e non mancò di sollevare polemiche. Adesso si capisce il perché della scelta che fu sicuramente avveduta.

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