"Via la legge sui repubblichini"

{{IMG_SX}} Ora che anche Eugenio Scalfari nel suo consueto articolo domenicale su «Repubblica» è stato costretto ad ammettere che Berlusconi ha compiuto, con il discorso fatto a Onna il 25 aprile, una «svolta», che cosa resta ancora in mano all'opposizione per attaccare il premier? Ieri il leader del Pd è stato costretto ad ammettere, per la seconda volta in due giorni, che Berlusconi aveva fatto «una cosa buona». La prima è stata la partecipazione alla festa della Liberazione, la seconda l'annuncio che farà ritirare il progetto di legge che assegna un vitalizio anche ai reduci che hanno combattuto per la Repubblica di Salò, equiparandoli in questo modo ai partigiani. Così il Cavaliere ha accolto entrambe le richieste arrivate dai Democratici. Senza alcun problema. Senza ripensamenti o giri di parole. Così li ha spiazzati per due volte, togliendo al Pd argomenti per attaccarlo. E seguendo un ben preciso calcolo politico: andare a cercare voti proprio nella «pancia» dell'opposizione, in vista delle Europee. E arrivare a superare quella soglia del 50 per cento di preferenze che è il suo obiettivo. Ma Berlusconi ha «conquistato» in 24 ore anche i giornali a lui più ostili. Su «Repubblica» ieri Eugenio Scalfari scriveva così: «Berlusconi ha raggiunto un livello di consenso che gli impone di proporsi come il rappresentante politico di tutti gli italiani, quelli che lo amano e quelli che non lo amano, quelli che hanno fiducia e quelli che ne diffidano, quelli che condividono il suo «fare» e quelli che lo avversano. Noi siamo tra questi ultimi ma riconosciamo che una svolta è stata compiuta, sia nella valutazione storica della Liberazione e della Resistenza, sia nel riconoscimento dei principi sui quali si regge la Costituzione». Certo poi Scalfari si è ripreso da tanto elogio ed è tornato a criticare il premier accusandolo di «populismo autoritario». Ma resta il fatto che un'apertura di credito così ampia a Berlusconi non c'era mai stata. Anche Massimo Franco, sul «Corriere della Sera» ha sostenuto la svolta del Cavaliere: «Con parole misurate — ha scritto — Berlusconi ha reso stantie le recriminazioni di alcune frange della sinistra e dell'Idv contro la sua adesione alle manifestazioni». In compenso la stampa che non ha mai amato Berlusconi sembra aver preso sempre più di mira il Pd, Franceschini, e il mondo televisivo che ruota attorno all'opposizione. Sull'«Unità» di ieri è stata pubblicata un'intera pagina nella quale si prendono le distanze da quanto raccontato da «Annozero» sul caso della ragazza di 17 anni arrivata a Lampedusa. Quel che è successo, è scritto nell'articolo, «Santoro non l'ha detto, ha fatto solo un'autocelebrazione». L'Espresso, invece, nell'ultimo numero, ha preso di mira Franceschini sulla composizione delle liste per le europee e sulle strategie per continuare a tenere a galla il partito. Con un titolo eloquente: «Il Pd ha il mal di lista». Ieri per recuperare terreno Franceschini ha chiesto un altro passo avanti a Berlusconi: «Dica che non cambierà la Costituzione a colpi di maggioranza». Il Cav potrebbe accontentarlo ancora.