Referendum, accordo raggiunto
Il dado è tratto. La prima di colore verde e la seconda bianca, riportano un testo che se venisse approvato assegnerà il premio di maggioranza solo al partito più votato rispettivamente alla Camera e al Senato. La terza, di colore rosso, presuppone, in caso di voto favorevole, il divieto di candidature in più di un collegio. Maggioranza e opposizione, con l'eccezione dell'Idv, hanno così raggiunto l'accordo. Ora il problema è solo tecnico. Infatti, in un primo momento, il governo indicherà con un decreto il referendum per il 14 giugno, dato che una legge del 1970 impone che il voto referendario abbia luogo entro e non oltre il 15 giugno. Nel frattempo le Camere approveranno una legge di modifica che permetterà all'esecutivo di emanare un secondo decreto che indirà il voto al 21 giugno accorpandolo con il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative. Quindi, dopo la decisione assunta dalla Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, la parola passa a Montecitorio dove ieri il presidente di turno, Antonio Leone, ha comunicato l'iscrizione nell'ordine del giorno di oggi, della proposta di legge che disciplinerà in modo «transitorio» lo «slittamento» della consultazione al 21 giugno. Primo firmatario del disegno di legge è Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera. Il ddl, ha spiegato il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, dovrebbe essere approvato «in sede deliberante» — cioè senza il passaggio in Aula — già questa sera e, in tempi rapidissimi, dovrebbe arrivare anche il sì del Senato. Alla fine, la linea definita dalla maggioranza, nonostante qualche malumore della Lega, è riuscita a spaccare l'opposizione. Da una parte Pd e Udc, dall'altra, come sta accadendo sempre più spesso, l'Idv di Antonio Di Pietro. «La data del 21 giugno non ci soddisfa - spiega Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato -. Noi avevamo chiesto l'accorpamento al 6 giugno, ma ormai è tardi essendo scaduto il termine per procedere in questo senso. Si va al 21 ma è bene che questa data resti certa». Anche dall'Udc arriva il parere favorevole soprattutto per il risparmio economico: «Accorpare il referendum ai ballottaggi - sostiene il vicecapogruppo Udc alla Camera, Michele Vietti - mi sembra una ragionevole soluzione anche in termini economici». Gridano allo scandalo e all'imbroglio invece i parlamentari dell'Idv. «Si è verificato un fatto gravissimo - tuona il capogruppo dell'Idv alla Camera, Massimo Donadi -. La maggioranza ha imbrogliato i cittadini con una forzatura regolamentare e con la complicità del Pd. Hanno scelto il 21 giugno perché quel giorno sarà quasi sicuro il mancato raggiungimento del quorum. È un atto di arroganza e di violazione delle regole democratiche». Protesta anche la senatrice Emma Bonino, radicale eletta nelle liste del Pd: «La decisione di oggi (ieri per chi legge, ndr) è il de profundis dell'istituto referendario». Stabilita la data è ora di dare inizio alla campagna elettorale. L'indicazione di voto che arriva dal Pd è «favorevole» verso tutti e tre i testi del referendum mentre il Pdl «non darà indicazioni» come ha spiegato il coordinatore del partito Denis Verdini che continua: «Io andrò a votare al referendum. Come non lo dico. Dico solo che sono per un sistema che più è bipartitico meglio è».