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Il pasticcio dei clandestini liberati

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Un pastrocchio, un pasticcio, una «porcata». Chiamatela come volete, ma stavolta Lega e Pdl l'hanno combinata grossa. Il balletto sulla norma che prevedeva un allungamento da due a 6 mesi della permanenza dei clandestini nei Cie (i centri di identificazione ed espulsione), oltre a dimostrarsi stucchevole, ha prodotto un nulla di fatto che permetterà ad oltre mille immigrati di lasciare le strutture. Il centrosinistra, ovviamente, festeggia. Lo aveva già fatto lo scorso 8 aprile quando la norma, grazie al contributo di un gruppo piuttosto nutrito di franchi tiratori, era stata bocciata alla Camera. Inutile, poi, il tentativo di recuperarla al Senato. La vicenda si è intrecciata con un momento delicato della vita del governo. Il referendum elettorale che incombe, il Carroccio che minaccia di lasciare la maggioranza, per evitare ulteriori tensioni si decide di stralciare la parte del testo che parla dei Cie. E ora che la frittata è fatta ci si rimpallano le responsabilità e si cerca in tutti i modi di correre ai ripari. «Faremo la legge in tempo record perché è giusto che ci sia tutto il tempo per identificare i clandestini da mandare a casa loro - assicura il ministro della Difesa Ignazio La Russa -. C'è stato un incidente di cui siamo, Pdl e Lega, tutti colpevoli di leggerezza. Si pensava potesse essere superato con un decreto legge che per l'emergenza e per motivi di ordine pubblico consentisse di mantenerli almeno per un mese nei centri di accoglienza per darci il tempo per fare la legge. Non è stato possibile, faremo una legge in tempo record». Al momento l'ipotesi più concreta sembra essere quella di intervenire con un emendamento sul testo del ddl sicurezza in discussione nella commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. La decisione potrebbe essere presa stamattina ma in ogni caso, per vedere gli effetti della modifica, occorrerà aspettare mesi. Anche perché il Pd annuncia battaglia. «La norma è stata bocciata dalla maggioranza della Camera - tuona Donatella Ferranti capogruppo democratico in commissione Giustizia - e quindi non può rientrare per un accordo stipulato al di fuori del Parlamento. È qualcosa che viola la rappresentatività di questa istituzione». Così, in attesa che l'esecutivo trovi una soluzione, i clandestini continueranno ad uscire. Nel frattempo, mentre Savino Pezzotta parla di «pre-carcerizzazione nei Cie» e il Pdci accusa il governo di non aver imparato niente dalla «tragedia del Pinar», fa sentire la propria voce anche il segretario nazionale dell'associazione dei funzionari di polizia Enzo Letizia: «Sono pochi due mesi per l'identificazione degli irregolari, quattro mesi potrebbero invece essere un tempo sufficiente se però la decisione è inserita in un'articolata rete internazionale». Insomma, non si può restare con le mani in mano. Tra l'altro la direttiva europea sui rimpatri prevede che gli Stati della Ue possano esercitare il trattenimento per un periodo non superiore ai sei mesi, ma con possibilità di una proroga ulteriore di 12 mesi in casi particolari. Che tradotto vuol dire: ben 18 mesi. L'Italia per ora è ferma a 60 giorni. Si può fare qualcosa di più. Basta svegliarsi.

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