A Ponte Galeria già andati via quaranta immigrati irregolari
.A Roma, al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) c'è un gran movimento di persone in queste ore. Nel presidio il viavai non si ferma mai: i posti a disposizione sono 370. Ma con la riduzione a 60 giorni dei tempi massimi di permanenza nei Cie, sono in molti i clandestini ad aver fatto le valigie. I nuovi arrivi fanno parte del migliaio di stranieri che doveva lasciare l'isola siciliana perché raggiunti i tempi di permanenza nel Centro di identificazione: sono privi di documenti, i Paesi di cui dicono di essere originari non li hanno riconosciuti, i sessanta giorni utili per l'identificazione sono passati, per cui devono andarsene. In tasca hanno un invito a lasciare l'Italia. Il Centro di Ponte Galeria è solo una delle tante tappe individuate in varie città italiane dal ministero dell'Interno dove sono stati smistati questi immigrati presto liberi. Lo scopo era evitare che il migliaio si concentrasse in un'unica zona. A fronte di chi è arrivato, a Ponte Galeria (ma solo per poche ore) ci sono pure gli immigrati che la settimana scorsa se ne sono andati. Le ragioni sono le stesse: sono giunti alla scadenza dei sessanta giorni, non è avvenuta l'identificazione e se ne tornano in strada con allegato l'invito del questore di lasciare lo Stivale. Se non lo fanno le forze dell'ordine possono arrestarli, la magistratura può processarli, condannarli (il massimo son due anni con la condizionale) e se non hanno precedenti penali se ne tornano in strada, sempre con l'invito del questore di lasciare il paese. La contabilità non soo quella di Penelepe. Ai numeri di chi deve andarsene per raggiunti limiti di permanenza, nei registri di Ponte Galeria compaiono anche quelli di chi è stato riconosciuto dal proprio paese, è stato fornito di un documento di identità ed è stato messo su un aereo che lo riporterà a casa. Si tratta di circa sette tunisini al giorno. «Per risolvere il problema ci vuole il doppio binario: saldi rapporti internazionali e aumento da 60 a 120 giorni della permanenza nel Cie della persona da identificare». Ha le idee chiare il segretario del Sindacato autonomo dei dirigenti di polizia, Enzo Letizia. Lo spiega. Sulla cooperazione internazionale: «La prima cosa è far funzionare gli accordi coi Paesi a maggiore flusso migratorio funziona. Senza la collaborazione di questi gobverni è quasi impossibile identificare il clandestino». Sui giorni e la disponibilità dai Centri: «Nei Cie - sottolinea Letizia - non ci può essere sovraffolamento: se non ci sono letti l'immigrato da identificare viene rilasciato con l'invito ad andarsene. E poi - continua - l'incremento è necessario anche per ragioni di sicurezza. Le diversità di culture, di lingua, le rivalità tra le varie etnie, fanno poi esplodere rivolte come quella che c'è stata a Lampedusa. Questa non è un'ipotesi è una certezza».