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Alemanno: "Volevano aggredirmi, l'ho fatto per la Festa"

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Sindaco, ma che cosa le ha detto la Questura di tanto grave da evitare la sua partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile? «La Questura stamattina mi ha avvisato che c'era il rischio di manifestazioni violente. L'ultima cosa che avrei voluto». Di contestazioni però se ne parlava da giorni. Non l'aveva messa nel conto? «Certo che l'avevo messa nel conto. Ma non immaginavo il rischio di contestazioni violente». Si sarebbe trattato di qualche fischio. «Forse non mi sono spiegato in maniera chiara: ho detto vio-len-te». Che tipo di contestazioni? «La Questura mi ha avvisato che gruppi dei centro sociali avevano intenzione di di rompere i cordoni, ci sarebbero sicuramente stati scontri. Il sindaco di Roma non può permetterlo e quindi in una situazione del genere, con rammarico, compie un passo indietro». O forse ha influito di più l'impatto mediatico di una contestazione? «No, guardi. Non sono certo due fischi a preoccuparmi. Ma non stiamo parlando di due fischi». Sicuramente si sarebbe parlato per giorni di "Alemanno contestato". «Le contestazioni le mettiamo in conto tutti i giorni. Faccio il sindaco, dunque non è un problema. Ma se la mia presenza avesse provocato una reazione tale da mettere a rischio l'incolumità delle persone non posso certo fare finta di nulla. Poi c'è un'altra questione più in generale». Quale? «Non riguarda solo questa circostanza ma tutte le volte che accadono queste situazioni. Ovvero che tre fischi di dieci ragazzotti dei centri sociali vengano enfatizzati e paragonati alla contestazione di un'intera città. E su questo mi auguro che i media facciano una riflessione». Solo a Roma però succede che il sindaco non può partecipare alla festa del 25 aprile «Sbaglia. Intanto perché ho partecipato, sono stato all'Altare della Patria e a Forte Bravetta. Non sono andato solo a Porta San Paolo, ho chiamato il presidente dell'associazione partigiani di Roma, Massimo Rendina, e ho espresso il mio rammarico. Spero che l'anno prossimo ci siano le condizioni per esserci». Resta il fatto che solo a Roma la politica ancora dibatte come se fossimo a cinquant'anni fa. «Scusi, dove vuole arrivare? Lo dica chiaramente». Da nessuna parte, solo un commento su quanto accaduto. «E allora parliamo di quanto accaduto. Ha visto che cosa è successo a Milano? I fischi a Formigoni? Il sindaco Moratti, che pure venne contestata due anni fa in piazza, ha preferito non partecipare. Mi pare che queste cose succedano in tutti i posti dove c'è chi non vuole che la festa del 25 aprile sia la festa di tutti». Non teme che ora l'accuseranno di non essere il "sindaco di tutti". «Le pare che la mia legittimazione come sindaco dipenda da un gruppetto dei centri sociali. Su, riportiamo le cose nella loro dimensione. E soprattutto non si provi a ribaltare la realtà» Però non può neppure passare l'idea che una decina di persone fermino il sindaco. «E infatti non mi hanno fermato. Ma se ci fossi stato avrebbero provato a tirare oggetti, a dare l'assalto al palco, avrebbero provato l'aggressione fisica. E questo certamente non era nel sentimento di una festa di riconciliazione nazionale, come intendo io il 25 aprile. Non so altri. O meglio: non mi sembra che chi immagina di aggredire il sindaco pensi a questo giorno come la festa di tutti». Che cosa prova al fatto che Berlusconi per la prima volta ha partecipato a queste celebrazioni e lei no? «Berlusconi non è andato al corteo di Milano, dove invece è andato Formigoni. Il presidente del Consiglio è andato a Onna». Che cosa avrebbe detto se avesse partecipato alle celebrazioni di Porta San Paolo? «Quello che ho detto. Avrei espresso solidarietà a coloro che hanno combattuto per la libertà e mi sarei augurato che questa data sia sempre la festa di tutti, che nessuno provi più ad appropiarsene». Fabrizio dell'Orefice

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